La terza tranche dell’operazione denominata Tekno sugli incentivi progettuali “gonfiati” al Cas tra il 2012 e il 2013, che nell’aprile scorso provocò un vero terremoto giudiziario al Consorzio con la sospensione dalle funzioni di sei dirigenti decisa dal gip, adesso è chiusa. E sono 59 gli indagati. Lo scenario è cambiato notevolmente, dopo una nuova informativa della Dia su quanto successe in quegli anni di “manica larga” con i soldi pubblici: era in pratica secondo l’accusa un giro di “mazzette” interne senza pezze d’appoggio concrete che si spartivano in pochi, soprattutto i capi, lasciando le briciole economiche a pochi dipendenti “scelti”, probabilmente per tenerseli buoni. Ci fu perfino qualcuno beneficiato “a sua insaputa”.
L’atto di chiusura delle indagini preliminari è siglato da due magistrati, dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, che ha coordinato l’intera inchiesta, e dal sostituto Stefania La Rosa. Oltre alla truffa e al falso, ora la contestazione riguarda anche il peculato aggravato.
Per dare l’idea del denaro che secondo la Procura e la Dia è stato percepito indebitamente soprattutto da un giro ristretto di dirigenti e funzionari, si tratta di oltre un milione di euro, con somme singole acquisite, oltre allo stipendio, anche tra i 40mila e i 200mila euro.
La nuova informativa messa a punto dagli investigatori della Dia di Catania e Messina e firmata del capo-centro della Dia di Catania Renato Panvino, ha anche allargato il campo delle presunte responsabilità. Oltre cioé al percepimento “nudo e crudo” degli incentivi gli investigatori, nei nuovi accertamenti, effettuati dopo l’aprile scorso, hanno rivolto la loro attenzione anche al concetto di mancata denuncia dei fatti.
Tra gli indagati è infatti comparso ora il nome dell’ex commissario straordinario del Cas, l’avvocato messinese Nino Gazzara, oggi vice presidente del Consorzio. Risulta indagato per l’ipotesi prevista dall’art. 361 c.p., ovvero per “Omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale”. L’arco temporale che lo riguarda si spinge fino al 27 settembre 2013. Agli atti c’è anche una telefonata ritenuta emblematica, che Gazzara ebbe il 17 settembre 2013 con un dipendente.
Per quel che riguarda i due anni in questione ecco le cifre liquidate con una serie di decreti, che sarebbero state indebitamente percepite da dirigenti, funzionari e dipendenti del Cas. Nel 2012 si è trattato di 547.989,68 euro, nel 2013 molto di più, 841.186,43 euro.
Del numeroso collegio difensivo fanno parte gli avvocati Franco Pustorino, Nino Favazzo, Bonny Candido, Walter Militi, Gianluca Gullotta, Giovanni Mannuccia, Marcello Siracusano, Adriana La Manna, Eugenio Passalacqua, Antonio Buongiorno, Mario Intellisano, Paola Pirri, Annalisa Imbesi, Giovanni Calamoneri, Francesco La Valle, Pietro Giannetto, Enrico Ricevuto, Pietro Pollicino, Teresa Gangemi, Emilio Fragale, Silvia Giordano, Ettore Cappuccio, Tommaso Autru Ryolo, Giovambattista Di Blasi, Giusy Abate, Francesca Bilardo di Catania, Vincenzo Alaimo di Termini Imerese, Carmelo Scillia, Ugo Colonna, Roberto Russino, Antonio Pillera di Catania, Stefano Giordano di Palermo, Salvatore Grande e Lauretta Finiero di Siracusa, Giovanni Schinea di Catania. Il procedimento avrà inizio a gennaio del prossimo anno. Le udienze, viste le dimensioni, si terranno nell’aula della Corte d’assise, o probabilmente, se i due tronconi dell’inchiesta verranno riuniti, nell’aula bunker del carcere di Gazzi.