Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio sarà oggi a Palermo e, nella sede dell’Autorità di sistema portuale della Sicilia occidentale, parlerà della risorsa mare: porto, programmi, infrastrutture, riforma portuale.
Delrio parlerà di Palermo e di Catania-Augusta, difficilmente dirà una parola su Messina. Perché dovrebbe ammettere che si tratta del caso più clamoroso, della Città metropolitana più penalizzata d’Italia, esclusa da tutto, dalle nuove Autorità portuali e anche dalle Zone economiche speciali. La “Caporetto” dello Stretto porta la firma di Graziano Delrio.
Proprio ieri sono stati annunciati i decreti del presidente del Consiglio dei ministri per le “Zes”, il nuovo strumento inserito nell’ultima legge sul Mezzogiorno con l’obiettivo di attrarre investimenti utilizzando la leva delle agevolazioni fiscali, burocratiche e normative. Nel resto d’Europa le Zone economiche speciali sono attive già da anni e nel mondo la più famosa è quella di Dubai.
E allora vediamo nel dettaglio quali sono le “Zes” previste dal Governo nazionale. Le prime due sono in Puglia: Taranto e Bari-Brindisi, scelte perchè entrambe hanno come riferimento le due Autorità portuali di sistema: Mar Ionio Taranto e Mar Adriatico meridionale Bari-Brindisi. Si parte dalla Puglia perché ad annunciare le novità è stato il ministro per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, che ha incontrato a Taranto sindacati e Confindustria. «I decreti saranno pronti entro fine mese: il primo raccoglierà le regole generali per l’istituzione delle Zes, la loro delimitazione e le condizioni speciali di beneficio per i soggetti economici che vi operano o che vi si insedieranno, a cui le Regioni si dovranno attenere nel formulare la loro proposta di Zes. Il secondo, invece, conterrà i criteri e gli indirizzi per le semplificazioni amministrative nelle Zes», come sottolinea il deputato del Pd Ludovico Vico. «In un secondo momento, successivamente all’individuazione delle Zes da parte delle Regioni, saranno emanati singoli decreto, uno per ogni Zes, in cui si specificheranno le principali tipologie di intervento».
Le altre “Zes” sono: Napoli-Salerno; Gioia Tauro (che metterebbe in connessione Lamezia e Reggio Calabria); Catania-Augusta-Siracusa; Palermo (in connessione con Termini Imerese); Cagliari; la Zes interregionale Abruzzo e Molise con connessione fra Ortona, Vasto e Termoli.
Indovinate quale manca? È come se lo Stretto non esistesse nella carta geografica “ridisegnata” dal Governo. Si va a Taranto, a Bari, ci si dirige verso l’Abruzzo, si scende in Campania e in Calabria, poi c’è quel “fastidioso” braccio di mare che viene letteralmente saltato e si arriva direttamente nelle uniche due Città metropolitane considerate degne di tal nome in Sicilia, quelle di Catania (con Augusta) e di Palermo.
Messina è fuori perché non è più sede di Autorità portuale, nonostante con Milazzo componga un sistema forte, tra i meno in crisi di tutto il Paese e tra quelli che più contribuiscono, in termini fiscali, al bilancio dello Stato. Ed è fuori perché, al momento, il decreto sulle “Zes”, convertito in legge, prevede che le Zone economiche speciali non siano più di due per ogni regione ed ovviamente contano molto più Palermo e Catania rispetto a Messina.
Ma è tutto un insieme di incredibili contraddizioni: le “Zes” sono uno strumento di rilancio pensato esclusivamente per il Sud, perché escludere un’area come quella dello Stretto? E la condizione di “interregionalità” non vale per la Zona economica speciale mentre è stata indicata come caratteristica principale di quell’Autorità di sistema che, in definitiva, è tutta concentrata a Gioia Tauro, in mano calabrese, con la Regione siciliana e la Città metropolitana di Messina in minoranza.
Ecco spiegato il motivo per cui oggi Delrio è a Palermo e la scorsa settimana, pur annunciato, ha preferito non venire a Messina. D’altra parte, come dargli torto, visto che lo Stretto non esiste nella sua carta geografica...