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Il Comune dovrà pagare oltre 7 milioni allo Iacp

Il Comune dovrà pagare oltre 7 milioni allo Iacp

Nella lunghissima querelle giudiziaria che cominciò nel 1983 tra lo Iacp e il Comune sul palazzo di via La Farina mai realizzato all’isolato 158, per intenderci dove si trova il parcheggio, adesso la Cassazione ha messo la parola fine.

Gli “ultimi” giudici infatti, è stata la prima sezione civile, hanno accolto le eccezioni sollevate dal legale dello Iacp, l’avvocato Pasquale Gazzara, e ieri hanno depositato l’ordinanza con cui hanno dichiarato definitivamente inammissibile il ricorso proposto da Palazzo Zanca, con cui si contestava la sentenza d’appello del 2016. Una sentenza che, ribaltando la decisione del primo grado, diede ragione allo Iacp, mentre in primo l’aveva avuta vinta il Comune. In sintesi allora i giudici di secondo grado spiegarono che nella vicenda non si era verificata la cosiddetta “sopravvenuta impossibilità” che avrebbe estinto l’obbligazione.

Risultato? Palazzo Zanca viene definitivamente condannato al pagamento della somma di 2 milioni e 600mila euro iniziali (per l’esattezza 2.670.751,16 euro), che con gli interessi e la rivalutazione scattata dal lontano 1983 ad oggi ammontano a circa 7 milioni e mezzo di euro. Come si direbbe in gergo un debito “certo, liquido ed esigibile”.

La vicenda, ormai arcinota, riguarda l’area di parcheggio di via La Farina. Con un contratto stipulato nel 1983, che già metteva una pietra tombale ai tanti contenziosi sorti tra i due enti in precedenza, tra cui quello della effettiva proprietà dell’area, il Comune si obbligò nei confronti dello Iacp a realizzare nell’area un edificio a sei piani da destinare a uffici pubblici ed a consegnare e trasferire in proprietà all’Iacp gli ultimi due piani.

Il Comune però non ha mai provveduto alla realizzazione dell’edificio e l’Iacp lo ha citato in giudizio dinanzi al Tribunale di Messina, chiedendo il risarcimento dei danni per la mancata consegna degli immobili. La sentenza di primo grado diede torto all’Istituto che però, con l’assistenza dell’avvocato Pasquale Gazzara, propose appello. E la Corte d’appello nel maggio del 2016 riformò totalmente la sentenza di primo grado, condannando Palazzo Zanca al risarcimento dei danni subiti dall’Iacp per la mancata consegna dei due piani nei tempi contrattuali stabiliti, oltre al pagamento delle spese processuali.

Il ricorso, scrive tra l’altro la Cassazione, «... è affetto da plurime ragioni di ammissibilità».

Il principale è che il Comune non ha spiegato «... in quale modo e con quali considerazioni il giudice di merito si sia discostato dai canoni legali assunti come violati... essendosi infatti soltanto limitato, sulla base peraltro di un’inedita prospettazione di diritto, a perorare una rilettura della risultanze fattuali valorizzate dal decidente». (n.a.)

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