Un giudice in servizio attualmente alla Corte d’appello di Reggio Calabria, Gaetano Maria Amato, 58 anni, padre di tre figli, è stato arrestato ieri pomeriggio intorno alle 16.30 dalla Polizia nella sua abitazione di Messina, con la pesante accusa di pornografia minorile.
Nei suoi confronti il gip peloritano su richiesta del procuratore capo Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Giovannella Scaminaci, ha emesso infatti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
La notizia è confermata da fonti giudiziarie, che però sono letteralmente “blindate” e non forniscono altri particolari sulla vicenda - spiegano - soprattutto «a tutela delle vittime».
Il reato contestato in questa fase al magistrato è il 600-ter del codice penale, che punisce chi sfrutta minorenni per realizzare esibizioni pornografiche o produrre materiale pornografico, come immagini di bambini. La pena prevista è la reclusione da 6 a 12 anni. Al centro dell’inchiesta ci sarebbe la vita privata di Amato, e non la sua attività di magistrato. Il reato sarebbe stato commesso a Messina, città dove per questo è radicata la competenza territoriale della vicenda.
Gaetano Maria Amato, 58 anni, in magistratura dal 1986, originario di Palermo e residente da molti anni a Messina, dove ha svolto per decenni la sua attività di giudice nel settore civile con un’esperienza anche alla sezione fallimentare, attualmente presta servizio alla sezione penale della Corte d’appello di Reggio Calabria. Dal gennaio di quest’anno, dopo un lungo periodo passato al settore civile reggino.
Trascorsi i dieci anni previsti dalle norme del Consiglio superiore della magistratura, il giudice è passato infatti al penale, dove ha fatto parte anche dei collegi in Corte d’assise ed della Sezione misure di prevenzione. Nessun commento, sul suo arresto, negli ambienti della Corte d’appello reggina.
Quando era in servizio da giudice a Messina, nel 2009, Amato subì un procedimento del Csm per un presunto ritardo nel deposito degli atti. Nella contestazione si rilevava come ci fossero troppe sentenze del magistrato depositate oltre i termini. Per questi ritardi il Csm lo aveva dichiarato colpevole e sanzionato con un’ammonizione.
Nel giugno del 2016 a Reggio Calabria, quando era ancora al civile, partecipò ad una conferenza stampa, insieme a tutti i colleghi giudicanti della Corte, per spiegare e difendere l’operato di una collega finita al centro delle polemiche per non avere osservato i tempi per la redazione delle motivazioni della sentenza del processo “Cosa mia” sulle cosche di ’ndrangheta di Rosarno, circostanza che avrebbe portato alla scarcerazione di tre presunti affiliati alle ’ndrine.
Il giudice Amato rischia ora la sospensione dalla funzione e dallo stipendio, con la collocazione fuori dal ruolo organico della magistratura, da parte della sezione disciplinare del Csm.
La sezione disciplinare del Csm dovrà valutare la richiesta dei titolari dell’azione, il Pg della Cassazione e il ministro della Giustizia, di applicazione delle misure cautelari nei confronti del magistrato. Solitamente nei casi di arresto è obbligatoria e dopo l’istanza il Csm agisce in tempi rapidi.
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