Ci vuole un’impresa, una di quelle a cui l’Orlandina ci ha abituati nel nuovo secolo, l’ultima proprio pochi mesi fa.
Il debutto in Europa dei biancazzurri, a 9 anni esatti da quella qualificazione sul campo che non potè essere onorata causa la fulminea cancellazione dalla mappa del basket, è un traguardo che entra di diritto nella storia dello sport siciliano.
La piccola Capo d’Orlando al gran ballo di Champions League – terza competizione continentale in ordine di importanza – è una favola tutta da vivere, che Enzo Sindoni ha trasformato in realtà, aggiungendo uno alla volta tanti incredibili capitoli alla bellissima storia.
Non è ancora il tempo delle valutazioni tecniche e delle prospettive a esse legate. Stasera e lunedì si gioca e si sogna. Punto. C’è una montagna da scalare, una strepitosa fase ai gironi da conquistare, un mondo nuovo da scoprire, un popolo (se possibile) da far impazzire ancora di gioia e anche 50mila dollari di premio da incassare in caso di qualificazione. Se la squadra è forte o no, se dopo l’errore-Talton è stata costruita bene o male, se in campionato dovrà lottare per la salvezza o per i playoff lo capiremo solo tra un po’.
L’avversario
Adesso tutta la concentrazione va rivolta esclusivamente al doppio appuntamento europeo, che è il più difficile che potesse capitare. Sì, perché tra le squadre ammesse al Qualifying Round non ne vediamo una migliore dell’Avtodor Saratov, che potrebbe ben figurare anche in Eurocup e che gioca in quella Vtb League che, per noi, è il campionato più forte assieme alla Bsl turca. I russi guidati dal veneziano Andrea Mazzon, un coach che sa come si allena all’estero, hanno fatto tutta la preparazione in Italia, ottenendo buoni risultati, a differenza dell’Orlandina che in pre-season ha faticato parecchio.
Costretta a entrare in scena sin dal primo turno eliminatorio di Champions League, Saratov in appena 8 giorni ha giocato quattro volte, dimostrando subito grande solidità. Ha vinto facile a Cipro contro il Keravnos, ma ha sottovalutato (rischiando) il match di ritorno, perso in casa di 4; poi, però, non si è più distratta spazzando via il Mornar Bar dell’ex reggiano, Derek Needham: +18 in casa, +8 in Montenegro dopo aver avuto anche 18 punti di vantaggio. Arriva quindi alla sfida di stasera rodata e in fiducia, con i suoi sei americani tirati a lucido.
La guardia-play Branden Frazier è l’unico confermato, assieme al centrone russo Artem Zabelin. Frazier, miglior realizzatore sin qui con quasi 15 punti di media, il 70% da due e il 50% da tre, è il leader assieme a Coty Clarke, un’ala piccola di livello superiore che lo scorso anno era in Eurolega all’Unics Kazan (6 punti in 21’ con un high di 20 al Brose) e che in quattro partite ha messo insieme 12.3 punti, 6,5 rimbalzi e un impatto fisico importante. Più o meno completano il quintetto il mini-playmaker (173 cm) Justin Robinson, appena uscito dall’Università e i lunghi russi Maxim Skeleketo e Artem Klimenko.
Dalla panchina, oltre a Zabelin, ecco una vecchia conoscenza del basket italiano, l’esterno Micah Downs, ex Caserta, appena tornato nell’Avtodor e l’ala Ian Hummer, molto bravo a Princeton, che nella passata stagione in Turchia ha viaggiato a 15+7. Il quinto “piccolo” è un altro americano senza particolare pedigree, Earvin Morris, che comunque Mazzon sta impiegando per oltre 16 minuti.
I temi biancazzurri
Una Saratov così completa e in forma, che fa (quasi) sempre canestro, si può battere nel doppio confronto con l’energia in difesa, il coraggio, l’intelligenza tattica, girando bene la palla
Sull’Orlandina, però, è impossibile oggi sbilanciarsi, avventurandosi in previsioni che poi il parquet potrebbe smentire. Una cosa appare, però, ovvia sin da subito: la squadra delle meraviglie della passata stagione si fondava su quattro uomini di esperienza come il “capo” Diener, Archie, Delas e soprattutto Tepic a cui si sono aggiunti in regia prima la grande rivelazione Fitipaldo e poi Ivanovic, che per capirci ha giocato 20 minuti di media nel Montenegro di Tanjevic ai recenti Europei.
Adesso la squadra è profondamente cambiata, è la più giovane di sempre in A, non ha ancora un leader riconosciuto e due soli uomini che hanno assaggiato in carriera parquet di peso come quello di stasera: il confermato Delas e il play Atsur. Ma tutto questo non vuol dire niente. Solo il tempo dirà che spessore avrà e di conseguenza a quali traguardi potrà ambire l’Orlandina. E l’Avtodor, in un evento comunque indimenticabile, offrirà le prime risposte.
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