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Neonato morto, eseguita l’autopsia sul corpicino

Neonato morto, eseguita l’autopsia sul corpicino

Il ventaglio delle responsabilità mediche per la morte del piccolo Giovannino, il neonato di appena cinque giorni deceduto il 21 settembre scorso per i danni da asfissia da parto, potrebbe presto allargarsi.

Sono infatti molto dettagliati i quesiti formulati ieri dal pm Marco Accolla ai medici legali che hanno eseguito l’autopsia sul corpicino del neonato, le dottoresse Maria Berlich e Claudia Giuffrida. E mirano a comprendere se anche nei mesi della gravidanza ci sia stata una qualche sottovalutazione della situazione generale della puerpera.

L’inchiesta vede già cinque indagati per omicidio colposo, le componenti dell’equipe dell’ospedale Papardo che hanno assistito la mamma di Giovannino, Valentina. Si tratta delle due ginecologhe, delle due ostetriche e dell’infermiera che sono state più presenti durante il parto. Che sono assistite dagli avvocati Santo Scolaro, Katia Veneziani, Aurora Notarianni, Francesca Siracusa e Carmelo Vinci. I genitori del piccolo, che dopo la morte del loro figlio hanno presentato una denuncia ai carabinieri della stazione Arcivescovado ricostruendo tutto, sono assistiti come parte offesa dall’avvocato Nino Favazzo, e hanno scelto come propri cosulenti il dott. Nino Bondì (medico legale) e Antonio Quattroccio (ginecologo).

Ecco un quadro dei quesiti che il magistrato ha formulato ai due consulenti, che avranno 90 giorni di tempo per depositare le loro conclusioni.

«Accertino, in particolare - scrive il magistrato Accolla ai due consulenti -, se i trattamenti sanitari ricevuti dalla madre in occasione del ricovero presso l’Ospedale “Papardo”, ed alla luce delle condizioni della puerpera al momento del ricovero medesimo, siano stati effettuati in maniera adeguata al caso specifico».

Ed ancora: «... se vi sia stata una responsabilità professionale per imperizia, e/o imprudenza e/o negligenza da parte del personale sanitario a qualsiasi titolo intervenuto, anche in forma omissiva, che possa aver determinato o contribuito a determinare il sorgere delle “criticità” che avrebbero caratterizzato le fasi precedenti, concomitanti ed immediatamente successive al parto - come asserite ed emergenti prima facie dal contenuto della querela e dalla lettura della cartella clinica in atti ove vengono descritte le difficoltà incontrate dai sanitari all’atto dell’espulsione del feto e le gravi condizioni di salute in cui versava il neonato già all’atto della nascita».

In un altro passaggio il pm Accolla chiede: «... si accerti se e quali “criticità” siano emerse, e se esse siano state la causa o una concausa delle precarie condizioni di salute riscontrate nel bambino già al momento della nascita; si specifichi in che misura le eventuali condotte attive od omissive abbiano eziologicamente inciso sulle presunte lesioni riportate dal bambino al momento della nascita e in che misura tali lesioni abbiano inciso popi sul verificarsi dell’evento morte».

Poi il magistrato dà uno sguardo al pregresso della gravidanza: «... accertino, altresì, se vi sia stata una mancata tempestiva diagnosi e/o trattamento; se tale mancata tempestiva diagnosi e/o trattamento sia da considerarsi causa dell’evento morte intervenuto o se l’atto/gli atti omessi, ove compiuti o ove tempestivamente compiuti, avrebbero (e con quale indice di probabilità) determinato diversi e più favorevoli esiti».

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