Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

Neonato muore dopo 5 giorni, aperta un’inchiesta

Neonato muore dopo 5 giorni, aperta un’inchiesta

«Era tutto pronto... la stanzetta... i giocattoli... dovevamo essere in un ristorante a festeggiare... i palloncini... ora invece... dobbiamo andare a scegliere... una piccola... bara bianca».

Davanti al Palazzo di giustizia Lucio e Valentina sono ormai statue di pianto e dolore insopportabile, gli occhi gonfi testimoniano l’insonnia che dura da giorni, andirivieni dell’anima spezzata.

Aspettavano Giovannino da nove mesi. Pesava parecchio, quasi cinque chili. È nato al Papardo alle tre e mezza di pomeriggio del 17 settembre. Cinque giorni dopo, alle sette e mezza di sera, è morto al Policlinico.

«Encefalopatia ipossica-ischemica», in pratica durante il parto non gli è arrivato abbastanza ossigeno, la sua testolina «è diventata nera... nonostante gli sforzi il bambino non nasceva... quando il bambino è nato era privo di battito cardiaco e non respirava, tanto che è intervenuto altro personale per prendere il defribillatore, non presente in sala».

Come è potuto succedere tutto questo? Perché visto il peso del bimbo (kg. 4.650) e la sofferenza della madre («... pressione alta e diabete gestazionale») non si è optato per un parto cesareo? Ormai da una settimana Lucio e Valentina se lo domandano ad ogni minuto. E per trovare risposta al loro dramma immenso hanno presentato una denuncia ai carabinieri della stazione Arcivescovado, atto che è già in Procura.

L’inchiesta è stata quindi già aperta, le cartelle cliniche dei due ospedali dove è stato ricoverato il piccolo sono state sequestrate, forse già oggi sarà definito il quadro dell’autopsia con la nomina del consulente da parte della Procura.

Cinque giorni soltanto ha vissuto Giovannino. Ma il suo stato generale era già gravemente compromesso dopo il parto, come hanno spiegato nella denuncia i suoi genitori, ai carabinieri.

Ripercorriamo questa tristissima vicenda. La madre del piccolo si presenta consigliata dal suo ginecologo di fiducia intorno alle 21,30 del 16 settembre al pronto soccorso ginecologico dell’ospedale Papardo «essendo gravida alla 39° settimana più quattro giorni e soffrendo di pressione alta e diabete gestazionale».

Dopo una serie di esami viene ricoverata in Ginecologica, e intorno alle due di notte del 17 settembre viene sottoposta a stimolazione. Alle 11 del mattino iniziano alcune piccole contrazioni che progressivamente portano alla rottura delle membrane. Intorno alle 14, dopo un’ulteriore visita la signora Valentina viene trasferita in sala parto dove rimane circa un’ora e mezza con due dottoresse, un’ostetrica e un’infermiera. Nella stanza c’è anche il suo compagno, Lucio, che le tiene la mano. Sono attimi molto concitati, nonostante il peso del piccolo è stato programmato un parto naturale, c’è chi entra ed esce dalla sala parto spesso, una ginecologa riferisce all’altra che «... il bambino scendeva con la testa e risaliva per ben due volte, a causa dell’eccessivo peso, nonostante gli sforzi il bambino non nasceva e la situazione cominciò a degenerare tanto che la testa era diventata nera, rimanendo incastrato per oltre cinque minuti, prima di uscire. Quando il bambino è nato era privo di battito cardiaco e non respirava, tanto che è intervenuto altro personale per prendere il defribillatore al piano superiore, non presente in sala».

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