Ci risparmino i toni trionfalistici. Che il nuovo porto di Tremestieri sia un’opera utile alla città, è stato detto, scritto e ripetuto in tutte le salse. Ma non è con il semplice annuncio dell’avvio di un importante cantiere che si possono cancellare quei pesanti nodi ancora irrisolti che rischiano di condizionare in modo determinante il futuro di Messina e dello Stretto.
Premessa d’obbligo prima di riferire la data, ormai quasi ufficiale, dell’apertura delle procedure per la costruzione del porto di Tremestieri, che andranno completate con la presentazione, da parte dell’impresa Coedmar di Chioggia, del progetto esecutivo e con l’ultimo definitivo parere da parte del Genio civile opere marittime (e dell’Ufficio provinciale del Genio civile per quanto concerne l’impatto dell’opera sui torrenti). Il cantiere, però, può essere aperto ancor prima del nulla osta finale, perché si potranno avviare gli interventi preliminari di dragaggio. E la data dovrebbe essere quella del 2 ottobre, il giorno in cui a Messina dovrebbe sbarcare il ministro dei Trasporti Graziano Delrio. Il sindaco Renato Accorinti attende la risposta da parte del Ministero ma non dovrebbero esserci problemi e Delrio sembra aver garantito la propria presenza.
Una presenza, quella del ministro, doverosa e, nello stesso tempo, utile per reclamare le risposte finora mai date su diversi fronti, primo fra tutti quello riguardante il destino dei porti di Messina-Milazzo e della governance dell’Autorità di sistema portuale.
Il porto di Tremestieri, che viene giustamente definita una delle più importanti opere pubbliche appaltate nel corso degli ultimi decenni nella nostra città, ha un importo di poco più di 70 milioni di euro. Ebbene, proprio in queste ore, lo stesso ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, inaugurando il Salone Nautico di Genova, ha annunciato per l’inizio del 2018 l’avvio dei lavori della Gronda di Ponente (il raddoppio autostradale per deviare il traffico pesante sul nodo genovese) che, con il suo investimento pari a 4 miliardi (sì, avete capito bene: proprio miliardi di euro, quasi quanti quelli che si pensava di stanziare per il Ponte sullo Stretto), è destinata a diventare la più grande opera in costruzione nel nostro Paese. La Gronda di Ponente – che di fatto è un asse autostradale che collegherà Genova Vesima con l’innesto con la A7 (direzione Milano) e con la A12 (direzione Livorno) – è stata definita, nel provvedimento con il quale lo scorso 7 settembre il ministro dei Trasporti ha approvato il progetto definitivo, «opera di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza». I costi potrebbero raggiungere anche i 6 miliardi di euro in corso d’opera.
E, dunque: 72 milioni per Tremestieri, quasi 5 o 6 miliardi per la Gronda di Genova. È la stessa proporzione con cui il Governo ha ripartito i suoi interessi e le attenzioni nei confronti del sistema portuale di Genova e di quello dello Stretto. Da un lato, l’intera riforma della portualità e della logistica italiana è stata concepita proprio sui misura dei porti del Centro-Nord e in particolare dell’asse Genova-La Spezia a Nord-Ovest e Venezia-Trieste a Nord-Est. Dall’altro lato, Messina sarebbe l’unica Città metropolitana d’Italia a perdere la sede dell’Autorità portuale, inglobata in un unico calderone con Gioia Tauro e tutti i porti calabresi, anche quelli come Corigliano e Crotone che hanno rapporti molto più stretti con il golfo di Taranto che non con lo Stretto. Il sistema Messina-Milazzo, che è tra i più importanti contribuenti per lo Stato italiano, che è in cima alla classifica per numero di passeggeri e che è nella top ten anche della graduatoria relativa alle merci, essendo al servizio del polo petrolifero milazzese, è tra i più penalizzati della riforma targata Delrio.
Ecco, dunque, perché il ministro deve venire qui a Messina, non solo per tagliare il nastro a Tremestieri ma per spiegare come stanno le cose una volte per tutte, senza promesse che hanno il sapore della beffa, senza mezze parole e sorrisetti, senza affondi alla presunta visione localistica della città e della stampa messinese. Delrio deve produrre atti concreti, che confermino inequivocabilmente la piena autonomia (economico-gestionale e strategico-progettuale) del sistema portuale di Messina-Milazzo e dello Stretto (del quale fanno parte anche Reggio Calabria e Villa San Giovanni). E deve spiegare anche il perché i miliardi destinati al Ponte era soldi buttati e quelli della Gronda sono di vitale importanza, urgenza e indifferibilità. Per il sistema-Paese o solo per Genova e il Nord Italia?
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