I “duri” hanno scelto l’abbreviato, mentre la “manovalanza” ha optato per il rito ordinario. E quindi s’è diviso in due, processualmente parlando, il clan di Mangialupi che ieri mattina all’aula bunker del carcere di Gazzi tra capi, gregari e personaggi di contorno, è comparso davanti al gup Monica Marino per il primo atto dell’udienza preliminare dell’operazione “Dominio”.
Ricostruire tutto non è facile, in sintesi dei 32 imputati coinvolti in 14 hanno scelto il rito abbreviato, 17 hanno preferito il rito ordinario, uno soltanto vorrebbe invece patteggiare la pena.
Il dettaglio. Domenico La Valle, Alberto Alleruzzo, Carmelo Bombaci, Nunzio Corridore, Santo Corridore, Paolo De Domenico, Domenico Galtieri, Francesco Laganà, Giovanni Megna, Grazia Megna, Giancarlo Mercieca, Alfredo Trovato, Salvatore Trovato e Giuseppe Luppino hanno scelto il giudizio abbreviato, quindi beneficeranno di uno “sconto” di pena. Il gup Marino ieri mattina ha fissato tre udienze apposite per definire il quadro completo, che si terranno in tribunale e non più all’aula bunker il 7, 8 e 9 febbraio prossimi. Hanno invece scelto il rito ordinario in 17. Per tutti il sostituto procuratore della Dda Liliana Todaro, che rappresentava l’accusa e all’epoca seguì l’indagine della Guardia di Finanza, ha chiesto è ottenuto il rinvio a giudizio. Si tratta di: Francesco Alleruzzo, Giovanni Aspri, Francesco Benanti, Francesco Crupi, Giuseppe Giunta, Francesco Russo, Antonino Scimone, Mario Schepisi, Davide Romeo, Giovanna Aloisi, Rosario Aloisi, Salvatore Arena, Antonio Caliò, Nunzio Cangemi, Giuseppe Leonardi, Salvatore Utano e Giuseppe Caleca. Per tutti il gup Marino ha disposto il rinvio ai giudizio, fissando l’inizio del processo per il prossimo 21 dicembre davanti ai giudici della prima sezione penale.
Infine Gaetano Russo ha proposto al giudice un’ipotesi di patteggiamento della pena “in continuazione” con una condanna subita in precedenza. Anche su questo il gup Marino si dovrà pronunciare in seguito.
A capo dell’organizzazione smantellata dall’operazione “Dominio”, secondo la Procura e la Finanza c’erano Domenico La Valle, titolare di un bar a ridosso dello stadio “Celeste”, e Alfredo Trovato. Il primo è ritenuto il coordinatore delle attività illegali della cosca malavitosa, che affondavano le radici nel settore imprenditoriale. Dell’aspetto operativo, invece, si sarebbero occupati i fratelli Trovato. Le Fiamme gialle hanno accertato che La Valle, avvalendosi di uomini di fiducia (individuati in Paolo De Domenico e Francesco Laganà), si occupava del noleggio di slot machine e della gestione di una sala giochi, di un distributore di carburanti sul viale Gazzi e di una tabaccheria ubicata in via Taormina. Inoltre, servendosi di prestanome (la moglie Grazia Megna, Antonio Scimone, Giancarlo Mercieca e Francesco Benanti) aveva nella sua disponibilità svariati immobili, formalmente intestati agli indagati con l’obiettivo di evitare eventuali provvedimenti di sequestro o di confisca.
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