La decisione del Governo regionale dovrebbe essere ufficializzata la prossima settimana: o saranno nominati dei commissari anche per la carica di sindaco delle tre Città metropolitane siciliane (così come ancora sono in attività quelli che sostituiscono il consiglio), o resteranno in carica, ma con la nuova funzione, sia Leoluca Orlando, sia Enzo Bianco che Renato Accorinti. In quel caso sarebbero commissari di se stessi, in attesa che scadano i 60 giorni entro i quali il Governo nazionale può impugnare la legge 17 dell’11 agosto scorso, varata dall’Ars (senza il voto del suo presidente, Giovanni Ardizzone) e con la quale è stata azzerata la riforma voluta dal governatore Rosario Crocetta. Una soluzione questa che potrebbe andare bene soprattutto al primo cittadino palermitano, rieletto mentre era ancora in vigore la vecchia normativa. Secondo fonti molto accreditate, il Consiglio dei Ministri, nelle ultime sedute, ha già preso in esame l'opportunità di impugnare la legge siciliana che reintroduce l’elezione diretta del sindaco e dei consiglieri metropolitani. Se la cosiddetta controriforma dovesse restare inalterata, si tornerebbe alle urne nella stessa data delle amministrative del 2018, e cioè tra la fine di maggio e l'inizio di giugno. La carica di consigliere non prevede gettoni, ma soltanto rimborsi spese per quanti provengono dalla provincia, mentre al sindaco metropolitano verrebbe attribuita un'indennità pari a quella spettante al sindaco del Comune capoluogo. Nei giorni scorsi il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, spiegando le ragioni del proprio dissenso, si è detto sicuro che se la nuova legge non dovesse essere annullata, tra le conseguenze immediate, ci sarebbe la perdita per la Città metropolitana di Messina, dei finanziamenti previsti dal Patto per il Sud.