Ieri, in Corte d’appello, si è celebrato uno stralcio del processo. Il collegio (Blatti presidente, a latere Randazzo e Grimaldi) ha inflitto a Giuseppe Cutè 1 mese di reclusione, in continuazione con un’altra condanna a 9 anni e 6 mesi. È stato riconosciuto colpevole di un episodio di cessione di sostanze stupefacenti, mentre ha incassato un’assoluzione per un altro analogo illecito (“per non avere commesso il fatto”. A Salvatore Maggio, invece, accusato di associazione finalizzata al traffico di droga e reati connessi alle armi, affibbiati complessivamente 8 anni e 6 mesi, compresi 5 anni di una precedente condanna. Quindi, dovrà scontare 3 anni e mezzo. Hanno difeso gli avvocati Pietro Venuti e Salvatore Silvestro.
La “Ruota libera” è un’inchiesta chiave su un sodalizio criminale radicato a Mangialupi. Nelle due informative prodotte dalla Squadra mobile, incentrate su riscontri investigativi e intercettazioni telefoniche, fu sottolineata la fiorente attività dello spaccio di droga da parte del gruppo. Il traffico di cocaina, eroina e marijuana era praticamente continuo e riusciva a soddisfare una vasta ed esigente clientela. Contestate, tra le altre cose, al nucleo principale di indagati, le aggravanti di aver fatto parte di un’associazione armata e di aver adulterato o mescolato la droga commercializzata, in modo da accentuare la potenzialità lesiva della “roba”. Centrale dello spaccio era la villa-fortino dei fratelli Cutè, a piazza Verga, nel cuore del quartiere a fianco del viale Gazzi.
Il nuovo gruppo dello spaccio fu smantellato all’alba del 20 dicembre del 2011, quando vennero eseguite cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere e una ai domiciliari. Un altro soggetto fu arrestato in un secondo momento.(r.d.)
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