Ricorderà per sempre la fine del 2015 il noto imprenditore messinese Paolo Siracusano. I carabinieri piombarono nella sua villa di via Consolare Pompea, a Granatari, e gli sequestrarono una vera e propria “santabarbara”. Quindi, niente festeggiamenti in grande stile per l’arrivo del 2016 e guai giudiziari da affrontare.
Ieri, il gup Simona Finocchiaro ha disposto il rinvio a giudizio per il cinquantunenne. Dovrà presentarsi il 7 gennaio 2019 in compagnia dei suoi difensori, gli avvocati Nino Cacia e Nunzio Rosso, nell’aula “F” di Palazzo Piacentini. Il giudice monocratico valuterà la sua posizione, sulla base delle contestazioni mosse dal pubblico ministero Marco Accolla. Era il 31 dicembre di due anni fa quando i carabinieri si presentarono nella sua dimora. Siracusano, si legge nel capo d’imputazione «deteneva illegalmente materiali pirotecnici che, per ingente quantità, precario confezionamento e prossimità a luoghi frequentati da molte persone, assumeva caratteristiche di “micidialità”». In particolare, i militari dell’Arma requisirono, all’interno della villa, «collocati in mortai privi di cellophane protettivo», posti lungo il perimetro della piscina, «39,737 kg netti di materiale esplosivo contenuto in fuochi d’artificio professionali di IV categoria gruppo “A” e “cat.4”. Il tutto era «pronto ad essere deflagrato in vista del Capodanno». Non solo: Siracusano deve rispondere pure di omessa denuncia alle autorità di pubblica sicurezza della detenzione del materiale esplosivo.
I carabinieri con l’intervento di un artificiere misero in sicurezza i fuochi e li trasportarono in un locale idoneo. Il proprietario fu denunciato.(r.d.)