Può una citta civile fare trascorrere 4 mesi e mezzo dalla scoperta di una clamorosa discarica che sfregia il fronte a mare del centro, sia pure in un sito già sfregiato come Maregrosso, quale clamorosamente era (ed è) la famigerata distesa di un centinaio di sedili rossi di una sala o di un cinema, senza rimuoverla?
Può, purtroppo può, visto che il Comune di Messina con i suoi due bracci armati (si dice per scherzare) MessinAmbiente ed Ato 3, dal 3 maggio, data dell’articolo di denuncia della “Gazzetta del Sud”, è riuscito nell’impresa di non fare nulla, e quelle poltroncine campeggiano sempre lì, nella spianata di Maregrosso. In quel luogo che, dalla fine delle demolizioni portate avanti dall’ex assessore Pippo Isgrò (era il 2012) continua ad offrire la cartolina del “suicidio” di una delle città di mare, potenzialmente, più belle d’Italia.
Nessuna giustificazione regge. L’impotenza e la strafottenza, su questa discarica che fu oggetto di un’indagine della Polizia municipale, sono state pari l’una all’altra, ed assolute. Non si trattava, infatti, né delle montagne di macerie che abbondano a pochi metri dal mare, e la cui rimozione ha dei costi di smaltimento in discarica speciale. Né di rifiuti pericolosi come quei serbatoi di eternit che sempre su questo waterfront vengono disseminati dai peggiori vandali che approfittano dell’assenza di controlli, della “bandiera bianca” che qui le Istituzioni hanno clamorosamente alzato al cielo. Conosciamo in anticipo un’obiezione possibile: l’area costiera di Maregrosso appartiene per lo più al demanio regionale e costituisce un’unica e vasta discarica a cielo aperto che va smantellata per intero e in modo definitivo, con un progetto organico che tenga conto anzitutto dei rifiuti e detriti più pericolosi ed inquinanti, e che poi ne impedisca, con le telecamere, il suo riformarsi. A che servirebbe, insomma, rimuoverne una modesta porzione i sedili rossi? Se questa fosse l’obiezione da parte del Comune, ci sarebbe da cambiare città per la disperazione, almeno da sperare che i nostri figli possano riuscirci.
Non sarà così, ma è lecito aspettarsi “pubbliche scuse” alla città per l’indifferenza al tema del recupero di Maregrosso che questa vicenda ha mostrato. Sembra che l’amministrazione Accorinti non abbia voluto occuparsene in alcun modo, neanche mandando due camioncini dell’autoparco per raccogliere, a costo zero, in mezzora, tutte quelle poltroncine ed accatastarle in qualche vecchio magazzino se proprio non si può fare di meglio. È davvero sconcertante per il cittadino messinese che qui a Maregrosso non sia stata possibile neanche in minima parte quella continuità amministrativa che è doverosa, anche tra giunte del tutto diverse, quando un obiettivo è assolutamente giusto.
Eppure, sul piano della programmazione, sebbene con profonde e legittime differenze, l’assessore De Cola ha portato avanti il Piano urbano risalente all’ex assessore Scoglio per disegnare un futuro diverso alla costa tra la Falce e Maregrosso. Ma questi piani hanno tempi lunghi e magari finiscono bocciati e ribocciati dal Genio civile.
E intanto che si fa? Si resta indifferenti a tutto? Non si dà il segnale a vandali e criminali che l’Istituzione agisce e reagisce e può perfino pulire, demolire e punire? L’ex assessore Isgrò qui agì diversamente, mise l’autoparco a disposizione della Guardia costiera e della Regione, arrivò a spazzar via in via Don Blasco un intero edificio abusivo. I fatti e il coraggio rimangono, chiunque li faccia o lo dimostri, le parole no.