C’è una storia comunque bella e dai risvolti positivi, quella che leggete accanto, al di là dei conflitti di titolarità delle aree tra il Comune, la Curia e la Parrocchia del Santuario di Montalto. C’è la Messina dei giovani e del volontariato che non si rassegna all’abbandono e al degrado. E c’è, invece, l’altro volto, l’altra storia, brutta e dai risvolti negativi, l’altra faccia della medaglia.
Villetta Quasimodo, di fronte all’Hotel Royal, tra la Stazione centrale e piazza Cairoli, unico spazio verde del centro urbano, oltre alla piccola villa Mazzini e alla più grande villa Dante. Qui siamo davvero in un altro mondo, eppure la città è la stessa e la giunta che l’amministra anche. Per il giardino di Montalto, giustamente, non ci si è attenuti pedissequamente alle regole, perché se lo si fosse fatto, essendo ancora incerta la questione della proprietà dell’area e quindi delle competenze, non si sarebbe potuto intervenire e la zona sarebbe rimasta piena di sterpaglie. L’amministrazione comunale, giustamente, ha sostenuto l’iniziativa dei volontari di Puli-Amo Messina, comunque vicini ad ambienti della giunta Accorinti, degli assessori Ialacqua e Alagna, della consigliera comunale Cecilia Caccamo.
La Villetta Quasimodo, al contrario, è uno sconcio, una vergogna che dura ormai da anni e per la quale la stessa amministrazione comunale ha valutato di agire in maniera ben diversa. A chi aveva presentato richiesta di concessione, promettendo di ripulire lo spazio verde, di garantirne sicurezza e decoro e la piena fruizione da parte della cittadinanza, è stato risposto che non è possibile farlo, che ci sono determinate regole da rispettare. Forse perché le richieste arrivavano da persone o associazioni che non hanno lo stesso colore politico della giunta Accorinti? Forse perché del caso si sono occupati consiglieri che sono all’opposizione, come Daniele Santi Zuccarello o Libero Gioveni?
Il risultato è che la villetta intitolata a Salvatore Quasimodo, dopo il periodo in cui la fruizione era stata garantita da un privato che, però, stando a quanto più volte dichiarato dall’assessore Ialacqua, non aveva alcun titolo concessorio, si è trasformata in una cloaca a cielo aperto, impossibile da frequentare, soprattutto da parte di quelle famiglie con bambini che erano abituate a farlo. Ormai da mesi è diventata luogo di bivacco di decine e decine di migranti che, provenienti dal vicino ex Hotel Liberty (trasformato anch’esso in centro d’accoglienza per minori richiedenti asilo) o da altre parti della città, scavalcano i muri a tutte le ore e si ritrovano qui. Ma il problema non sarebbe costituito dalla presenza dei migranti se non avvenisse in queste modalità, senza alcun controllo o vigilanza, senza alcun intervento di pulizia. Qui ci si ubriaca, si fanno i propri bisogni a cielo aperto, ci si combatte a colpi di bottiglia. Questa è gestione di un bene pubblico?
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