Un blitz che, per dimensioni e modalità, ha assunto i contorni quasi di una retata. Controlli e perquisizioni “a tappeto”, due arresti e tre denunce: questo il bilancio dell’operazione condotta a partire dall’alba di mercoledì, dai carabinieri di Messina Sud, nel rione di Villaggio Aldisio. L’Arma ha impiegato oltre 50 militari, tra cui anche personale dello Squadrone eliportato carabinieri “Cacciatori” di Sicilia e del Nucleo carabinieri cinofili di Nicolosi.
L’esito più importante si è avuto nell’abitazione di Luigi Basile, pluripregiudicato messinese di 45 ani, e della convivente Letteria Branda, pregiudicata di 50 anni. Qui, sopra un lavandino e ad un’altezza di circa 3 metri dal pavimento, i carabinieri hanno notato una rientranza coperta da un ripiano in marmo, sotto il quale l’intonaco appariva di colore grigio, differente rispetto al resto della parete di colore bianco.
Gli accertamenti, svolti con l’ausilio dell’unità cinofila per la ricerca di armi, hanno consentito di trovare, murata immediatamente sotto il marmo, una cassetta in legno che tramite mazze ed altri attrezzi è stata rimossa dal muro ed aperta. All’interno era stata nascosta una pistola Beretta calibro 9 con la matricola abrasa, in perfetto stato di conservazione ed assolutamente funzionante, completa di due caricatori e colpi.
I due conviventi sono stati quindi arrestati in flagranza di reato per detenzione in concorso di arma clandestina e munizioni da guerra e, dopo le formalità di rito, l’uomo è stato condotto al carcere di Gazzi, mentre la donna è stata sottoposta agli arresti domiciliari.
A casa di T. B., pregiudicato di 26 anni, invece, i carabinieri hanno trovato, nascosti nel doppiofondo ricavato nel cassetto di un mobile della camera da letto, circa 50 grammi di marijuana: abbastanza per una denuncia a piede libero per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
Deferiti in stato di libertà, per danneggiamento e furto aggravato di energia elettrica in concorso, infine, anche un pregiudicato 27enne e la convivente V.R., il cui contatore risultava evidentemente manomesso e nella cui casa è stato riscontrato, grazie all’ausilio di tecnici Enel fatti tempestivamente intervenire sul posto, un ingegnoso – quanto abusivo – allaccio diretto alla rete pubblica.