«Io, un caso?». Nino Principato vorrebbe riderci su, ma poi prende carta e penna e replica alle critiche mosse dal gruppo Pari opportunità del movimento Cambiamo Messina dal basso. La querelle riguarda la toponomastica cittadina. A innescarla è stato lo stesso architetto e funzionario comunale che ha contestato la decisione della giunta Accorinti di intitolare 21 vie di Ganzirri ad altrettante “madri costituenti”, le donne che in Parlamento contribuirono a votare la Carta Costituzionale. È seguita la nota delle donne di Cambiamo Messina dal basso. E ora l’ulteriore intervento di Principato: «Desidero rispondere a due interrogativi posti dal movimento. Il primo: “Perché non si è mai indignato con tutte le amministrazioni, ma proprio tutte, che hanno lasciato interi quartieri senza anima con vie indicate da numeri e/o lettere?”. Rispondo: andatevi a leggere gli articoli che ho scritto su “La Sicilia” di Catania (allora non c’era ancora facebook) di cui ero collaboratore per 12 anni dal 1992, sempre da dipendente comunale, esprimendo la mia indignazione con tutte le amministrazioni del momento. Informatevi e saprete inoltre che io mi sono occupato per 2 anni, dal 2000 al 2001, di toponomastica al Comune, del tutto volontariamente e senza aver mai avuto alcun riconoscimento economico, meno che meno straordinario o progetto obbiettivo, e non era mio compito farlo dal momento che il mio lavoro riguardava esclusivamente le opere pubbliche. L’ho fatto per l’amore che ho sempre avuto per la mia città, senza secondi fini. Io ho proposto 293 nuovi toponimi di vie a denominazione alfanumerica o anonime per tutti i 48 villaggi. In quel periodo che sono stato alla toponomastica ho proposto e sono state intestate 27 vie al Cep (fra le altre, via “Eugenio De Pasquale”, fondatore dell’industria di essenze di gelsomino, bergamotto, zagara e basilico famose in tutto il mondo); 4 al Villaggio Unrra fra cui via “Nazioni Unite” a ricordo dell’organismo istituito dall’Onu per promuovere la rinascita e la riorganizzazione dei paesi, fra cui Messina e il nostro villaggio, disastrati dalla seconda guerra mondiale; una a Minissale; 11 a Fondo Granata- Contesse; 23 a Zafferia; 7 a Santa Lucia sopra Contesse, fra cui “Padre Leopoldo Crespi”, sacerdote e parroco particolarmente benvoluto dalla comunità e, fra gli ultimi toponimi, nel 2006, a Giovanni Rappazzo inventore del cinema sonoro in collaborazione col collega Giovanni Bertano dell’Ufficio Toponomastica e via Adolfo Celi a Contesse. Sono stato io, poi, ad occuparmi assieme al Rotary Club Stretto di Messina delle targhe storiche toponomastiche di Camaro, con nomi relativi alla storia e ai personaggi del villaggio, incarico conferitomi dall’allora commissario Gaspare Sinatra.
Il secondo interrogativo posto dal movimento – prosegue Principato – è: “Il tipo di ragionamento chiuso che lei pone dovrebbe essere seguito dall’eliminazione delle intitolazioni a Garibaldi, alla regina Elena, a Vittorio Emanuele, a Cavour. Cosa c’entrano con Messina?”. Rispondo. La regina Elena del Montenegro, guarda caso, e non si capisce perché, ha un monumento a lei dedicato in largo Seggiola, via Cesare Battisti, opera dello scultore Berti e inaugurato il 26 giugno 1960 a ricordo della sua impegnativa opera assistenziale svolta nel gennaio del 1909 a favore della città terremotata. Ricordo soltanto, fra i tanti interventi fatti dalla sovrana per Messina dopo il terremoto, il “Villaggio Regina Elena” di 120 baracche costruite interamente a sue spese e l’assistenza continua e instancabile, come crocerossina, ai feriti del terremoto ricoverati nella nave reale. Per Garibaldi, ricordo soltanto che si convinse a dare avvio alla spedizione in Sicilia e quindi al Risorgimento italiano, proprio perché Messina si era ribellata ai Borboni. Il Risorgimento Italiano ebbe inoltre una svolta decisiva con la vittoria di Milazzo del 20 luglio 1860 e il 27 successivo, Garibaldi entrò a Messina e organizzò, dalla nostra città, l’attraversamento dello Stretto. Cosa c’entra Garibaldi con Messina? Eccome se c’entra! Se i rappresentanti di Cmdb avessero studiato attentamente la questione, forse avrebbero saputo che nell’Archivio storico comunale di Messina è conservata una lettera autografa di Garibaldi datata 27 marzo 1882, quando venne per la seconda volta a Messina e dove c’è scritto: “27 marzo 82. Ai miei cari e prodi Messinesi. Memore di quanto operammo insieme nel 60 e dell’affetto con cui fui sempre beneficiato dalla intiera Sicilia, e da voi particolarmente, io qui mi trovo in famiglia, e se un dovere non mi chiamasse altrove, prolungherei certo per più tempo il mio soggiorno in seno a questa gloriosa popolazione. Terra dalle grandi iniziative, io ricordando alla Sicilia, il più grande eroismo di popolo che registri la storia del mondo: il Vespro! ricorderò soltanto che gli assassini dei nostri padri di quell’epoca furono mandati e benedetti da un papa, e che i successori di quell’infallibile scellerato hanno venduto l’Italia settanta e sette volte allo straniero, e che oggi stesso stanno trattando di venderla, e non vi riescano per mancanza di compratori e perché gl’Italiani uniti esterminerebbero mediatori e barattieri. Vi lascio un saluto di cuore, e sono per la vita. V.ro G. Garibaldi”. Non aggiungo altro».