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La rinascita di Giampilieri

La rinascita di Giampilieri

È stata una cerimonia indimenticabile, fatta di contenuti incisi nell’anima della gente, la gente di Giampilieri, e nell’impegno del suo comitato rappresentativo, da quasi 8 anni. L’inaugurazione della nuova piazza Pozzo, legata alla costruzione del canale fugatore dalla vetta di Puntale al torrente, stata una cerimonia voluta per sancire quel che già la storia ha registrato: l’avvenuta messa in sicurezza di Giampilieri, il borgo che l’alluvione dell’1 ottobre 2009 aveva quasi raso al suolo. Ben 19 dei 37 morti, vittime delle colate di fango, avevano perso la vita qui: nel borgo storico, tra la piazza Pozzo e Puntale, dove ora la vita è risorta. Qualcuno, dopo il disastro, riteneva una “new town”, una scia di palazzine disegnate altrove, l’esodo, la soluzione migliore. E invece ha vinto il popolo fiero di Giampilieri ma grazie una circostanza eccezionale. Sia pure solo dopo la terribile tragedia – lo stato d’emer - genza c’era già, dall’ottobre 2007 – hanno lavorato bene lo Stato e soprattutto la Regione, la cui Protezione civile ha dato il meglio di sé ed ha selezionato, tra Catania e Palermo il meglio dei consulenti universitari. Ed a Messina il Genio civile. Per Giampilieri 20 appalti, 50 milioni spesi bene. E a breve – spiega Giovanni Fileti, il tesoriere del comitato “Salviamo Giampilieri – si faranno anche i lavori per riqualificare la via Michelangelo Rizzo». Ma la giornata di ieri è stata più una cerimonia di liberazione, di sottolineatura, che una vera festa. Il perché lo ha spiegato bene il discorso centrale, quello del portavoce del comitato, Corrado Manganaro, Dedicato nella parte iniziale, e clou, ai 37 morti le cui famiglie attendono, da 8 anni, giustizia. «Finalmente – ha premesso Manganaro – i lavori per la messa in sicurezza sono stati ultimati e il nostro paese potrà tornare alla tanto agognata normalità. Ci volevano tanti morti per mettere in sicurezza il villaggio? È una domanda che in molti si pongono». Quindi, subito, è arrivata la parte più difficile e al contempo “dovuta”del suo discorso di fronte all’intera popolazione del borgo: «Per quelle vittime innocenti – ha rimarcato il portavoce del comitato – non ci sono né colpevoli né responsabili, come si legge nella sentenza della Corte di appello del Tribunale di Messina. E noi siamo esterrefatti, delusi, meravigliati, come una sentenza di primo grado possa essere ribaltata in modo così metto, sentenziando che nessuno ha avuto responsabilità nell’alluvione che ha causato la morte di 37 persone». Quindi il passaggio più forte: Condividiamo le parole della signora Ingrassia che quel giorno ha perduto due figli: “Li hanno uccisi una seconda volta. Poi Manganaro s’è soffermato sulla messa in sicurezza: «Oggi, a lavori ultimati, il nostro paese è al sicuro dal rischio alluvioni. Lo dicono tutti i tecnici, lo dicono le persone di Giampilieri che quella sera hanno rischiato la vita e nei quali poi, ad ogni pioggia, subentrava l’agitazione, il panico, il ricordo di quella triste notte. All’indomani di quella tragedia, la buona politica, le strutture pubbliche e le varie comunità hanno dato il meglio di loro, hanno saputo mettere da parte le loro bandiere e lavorare a un obiettivo comune: la ricostruzione, la rinascita, il ritorno alla normalità». Ringraziamenti alla Regione Sicilia allora guidata da Raffaele Lombardo, e ai tecnici impegnati che – ha ricordato – «in uno scenario difficile hanno saputo redigere progetti originali, e dialogare con la popolazione. E poi consulenti indimenticabili come il compianto prof. Maugeri, «come il prof. Enrico Foti che si è inventato il canale di gronda e il canale fugatore salvando il nostro villaggio da altri abbattimenti di abitazioni, e i due dirigenti apprezzatissimi regionali di protezione civile Pietro Lo Monaco e Calogero Foti, e ancora la Protezione civile di Messina, l’on. Filippo Panarello per il suo impegno incessante, l’ex ingegnere capo del Genio civile, Gaetano Sciacca «che ha avuto affidati molti lavori dimostrando un’elevata professionalità e voglia di fare», e la Caritas per le opere sociali donate.

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