Diverse segnalazioni, tra incredulità e perplessità, sono giunte alla “Gazzetta del Sud” in seguito alla notizia diffusa dal nostro giornale il 30 luglio scorso in merito all’avvio dei lavori, a Mortelle, per la costruzione di due edifici nell’area collinare di fronte a un noto ristorante, là dove termina – a nord – il controviale degli storici lidi balneari. Abbiamo preso atto, e lo ribadiamo, che si tratta della costruzione di due edifici con tutte le autorizzazioni di legge, ma il discorso non può finire qui. I due immobili in questione sono caratterizzati, specie uno, da una notevole altezza, che appare nettamente superiore a quella media delle costruzioni lato colline ma che soprattutto lascia perplessi dal punto di vista dell’impatto paesaggistico. Quantunque il progetto sia definibile “a due elevazioni fuori terra”, così come risulta negli atti autorizzativi di Comune, Soprintendenza e Genio civile, le due previste palazzine finiranno per arrivare l’una a un’altezza di 17 metri e 30 e l’altra a 14 metri e 30 dalle fondazioni. Calcoli alla mano, quell’altezza di diciassette metri e 30 centimetri, pur ridotta in concreto a 14 metri e 30 in considerazione del piano interrato (“più del 50% per tre lati”) è comunque l’altezza di un palazzo di quasi 5 piani che svetterà a ridosso delle piccole colline verdi. A quest’altezza, all’apice del tetto, si perviene perché‚ alle “due elevazioni fuori terra”, vanno sommati i primi piani previsti come parcheggi “in deroga” (non calcolati quanto ad altezza, ma comunque reali) e ancora, per il corpo A, il piano sottotetto.
Viene da chiedersi come nessuno dei vari enti locali e commissioni preposte (dalla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali al dipartimento Urbanistica, alla Commissione comunale per le valutazioni d’incidenza in zona d’interesse comunitario) abbia pensato con preoccupazione a questi elementi di maggior impatto sul paesaggio, introdotti in un contesto ambientale “di pregio” qual è quello delle colline di Mortelle. Qualche palazzo anche più alto di questo, lungo il fronte collinare, non manca, specialmente all’inizio del rettilineo, ma risalgono a tempi in cui le aree protette e la giurisprudenza sull’unità organica del paesaggio come patrimonio dell’umanità quasi non esistevano, e le ragioni dei privati prevalevano facilmente. E non certo all’ultimo decennio quando, sia pure a fasi alterne, la consapevolezza di determinati valori è cresciuta. Si pensi alla formidabile urgenza da molti ormai riaffermata a Messina di non costruire più, quantomeno in altezza, a ridosso di colline che sono già fin troppo cementificate, e di tutelare e valorizzare sempre più il verde e il paesaggio.
Ma torniamo un attimo ai pareri favorevoli di cui il progetto dispone. Per quanto riguarda il Genio civile, nel suo atto del luglio 2013, l'allora ingegnere capo Sciacca ha ritenuto sufficienti una serie di prescrizioni al privato, pur sottolineando, al Comune, «l’opportunità di effettuare verifiche sulla stabilità del pendio». Già l’anno prima la Commissione per le valutazioni d’incidenza, allora presieduta dall'ing. Rando, aveva rilasciato parere favorevole all'unanimità dei suoi 5 componenti. Sul fronte dei beni ambientali, ben due soprintendenti di Messina, l’allora responsabile per l'istruttoria e oggi soprintendente Micali e il suo predecessore Scuto, hanno ritenuto sufficienti due prescrizioni al privato: rispettivamente in merito all'«estradosso del piano di copertura che non deve superare l'altezza del piano sottostante» e in relazione «al disegno della ringhiera a quota 14.30, che deve essere analogo a quello dei piani sottostanti». Che dire? Le autorizzazioni non possono cancellare né attutire i nostri profondi dubbi in relazione al paesaggio di quella fascia collinare-costiera che, per quel che ne resta, è un patrimonio di tutti i messinesi come dei visitatori e dei turisti, non solo dei residenti di Mortelle. Consistenti quanto due palazzine, di fatto, a 4-5 piani dove l’altezza media è ben inferiore.
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