«Le Autorità portuali di Messina e Gioia Tauro devono avere una rappresentanza territoriale negli organi decisionali della nuova Autorità di sistema che sia proporzionale alle rispettive dimensioni, valutate sia in termini di bilancio che di effettive capacità e potenzialità economiche. A distanza di mesi dalla riforma mancano norme di riferimento certe in questa direzione e, comprensibilmente, cresce la diffidenza verso la riforma. Il ministro deve porre rimedio in tempi brevi se non vuole che si finisca in un insuperabile stallo».
Finora non aveva usato parole così nette, il deputato messinese Enzo Garofalo. Lui alla riforma ci ha creduto fin dall’inizio, dai tempi del ministro Maurizio Lupi (di cui Garofalo è stato il più stretto consulente), ma i patti con il Governo nazionale evidentemente erano ben diversi. E il fatto che finora né Renzi né Gentiloni abbiano mai dato risposte certe alle istanze delle comunità di Messina e di Milazzo, non può non far puntare il dito su Graziano Delrio, il ministro della “continuità”, colui che aveva la delega sotto il governo Renzi e l’ha mantenuta con Gentiloni. Garofalo, che è vicepresidente della Commissione trasporti della Camera, ha presentato una interrogazione parlamentare diretta a Delrio. «Tra le ipotesi di accorpamento ho ritenuto e ritengo quella di Messina con Gioia Tauro – afferma il deputato di Alternativa Popolare – la più sensata e conforme alla filosofia della riforma che è quella di mettere insieme Autorità portuali tra loro complementari in termini di competenze ed eccellenze, ma occorrono garanzie che rassicurino sulla possibilità reale e non solo ipotetica di ciascuna Autorità di continuare a sviluppare il proprio “core business”, sebbene in una logica sinergica. Gioia Tauro è il primo porto italiano per container mentre il “core business” di Messina e Milazzo è rappresentato da crociere, traghetti trasporto passeggeri a corto raggio, autostrade del mare e cantieristica. Messina ha, inoltre, un polo nel settore della costruzione e manutenzione e Milazzo un polo petrolchimico. Messina, Milazzo e Gioia Tauro completano il quadro delle competenze che ogni sistema portuale interregionale dovrebbe avere e, cosa di non poco conto, creano una forte realtà di sistema nel Centro-Sud capace di affiancarsi alle realtà già esistenti a Nord-Est e a Nord-Ovest e, dunque, di completare ed equilibrare l'offerta del nostro Paese. Ma pur essendo sulla carta una riforma a mio avviso auspicabile non può lasciare al caso le modalità della sua concreta attuazione. Regole quali le modalità di scelta del presidente e del segretario generale dell'Autorità di sistema portuale, ad esempio, o il numero dei componenti del Comitato di gestione per ciascuna regione, non possono essere declassate a questioni di mero interesse locale perché sono fondamentali per le scelte strategiche future. Solo se avremo garanzie in merito al ruolo che Messina avrà in ogni organo decisionale della nuova Autorità di sistema si potrà sbloccare lo stallo delle nomine. Senza regole certe che garantiscano un leale bilanciamento degli interessi delle parti in gioco la riforma fallirà il suo intento, ovvero di essere uno strumento concreto di rilancio dell’economia della portualità italiana». Garofalo chiede, infine, notizie sulla proroga mai ufficialmente concessa all’Authority di Messina-Milazzo.