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Caccia all’uomo
nel rione Mangialupi

Caccia all’uomo nel rione Mangialupi

Il rione Mangialupi è stato setacciato nella notte dai carabinieri alla ricerca dei due presunti responsabili del ferimento davanti al “M’Ama”.

Diverse pattuglie delle compagnie Centro e Sud hanno presidiato ieri gli snodi essenziali e le vie d’ingresso e d’uscita del popoloso rione a monte del carcere di Gazzi. Potrebbe nascondersi lì almeno uno dei due giovani che nella notte tra venerdì e sabato scorsi hanno compiuto a Grotte il ferimento di Tania, la 34enne di Briga Marina raggiunta a una gamba da tre colpi di pistola a tamburo che avrebbero potuto ucciderla. La giovane donna (come giustamente sottolinea la sorella Barbara nell’intervista al nostro giornale, vedi sotto) ha perso molto sangue in conseguenza di alcune lesioni ai vasi sanguigni e s’è salvata solo grazie al veloce arrivo dell’ambulanza del 118, ad abbondanti trasfusioni e al tempestivo intervento di chirurgia vascolare iniziato alle 4 del mattino seguenti e durato oltre sette ore.

Il cerchio dell’indagine dei carabinieri si sarebbe stretto sempre più nel corso della giornata di ieri attorno a quei due giovani che ancora ieri, da oltre 72 ore risultavano completamente irreperibili, irraggiungibili. Sono loro le persone fortemente indiziate di essere i sicari in scooter che hanno esploso le pistolettate ad altezza d’uomo verso l’ingresso del M’Ama. Le piste investigative seguite dall’Arma sono state due, ma l’attenzione si presto concentrata su due giovani alla cui identità s’è arrivati anche con l’utilizzo di alcune immagini raccolte dalle telecamere della zona. Fin dalla mattina di sabato, quando i carabinieri si sono presentati a casa loro, i due presunti responsabili sono letteralmente spariti. Fornendo un ulteriore elemento di forte sospetto: se quei due giovani fossero stati estranei a quanto accaduto, perché sarebbero spariti senza provare a dimostrare la loro innocenza? Così, infatti, rischiano solo d’aggravare la loro posizione.

A condurre le ricerche a tappeto sono i militari del nucleo operativo della compagnia Messina Centro, guidati dal tenente Marco Boccucci, prossimi ormai a ricostruire quest’incredibile vicenda nella sua interezza. Ma se i due hanno già un nome e cognome – almeno è questa la pista investigativa ritenuta credibile – appare invece più oscuro il movente che avrebbe armato la mano di uno e indotto l’altro a guidare lo scooter e fargli da complice. Qui le ipotesi sono due, quasi equivalenti per credibilità. La prima è quella che i colpi d’arma da fuoco siano stati esplosi in direzione dei buttafuori, come folle vendetta nei confronti di chi qualche ora prima non aveva fatto entrare nel locale quelle persone, visto che si trattava di una serata riservata, ad inviti.

Ma ecco l’altra versione. I carabinieri non escludono l’ipotesi che, seppur mossi da quello stesso movente, i criminali abbiano esploso i 5 colpi di pistola non proprio contro i buttafuori ma all’impazzata, verso l’ingresso del locale. Anche in questo caso, l’atto resterebbe gravissimo, visto che i proiettili sono deflagrati ad altezza d’uomo ed avrebbero potuto uccidere, anche più persone.(a.t.)

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