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Distrutta la parte nord della Dorsale dei Peloritani

Distrutta la parte nord della Dorsale dei Peloritani

Giornata tranquilla, è stata definita quella di ieri: “solo” 24 interventi dei vigili del fuoco per incendi che hanno interessato i villaggi di Galati, Santa Margherita, Bisconte, Giampilieri e Molino e, in provincia, soprattutto Giardini Naxos e Lipari (la frazione di Quattropani). Ma è una guerra senza sosta. E non c’è tregua per i 141 pompieri impegnati quasi h24 assieme a quattro squadre di vigili volontari e a sedici unità inviate dalle direzioni regionali di Lombardia ed Emilia Romagna.

Come ogni estate, più di ogni estate. E dopo il rosso tremendo del fuoco, il marrone, il grigio e il nero, le tonalità della devastazione. Tutta la parte nord della Dorsale dei Peloritani è ridotta in cenere, gli incendi ci sono sempre stati ma mai in dimensioni tali da colpire scientificamente il cuore di quello che dovrebbe essere il Parco dei Monti Peloritani, secondo il disegno di legge attualmente all’esame dell’Ars. La conta dei danni durerà giorni e procederà in parallelo con i rilievi degli investigatori nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica.

La Cgil contro la Regione

«È inutile trovare giustificazioni al disastro che si sta perpetrando in questo focoso luglio»: sottoscriviamo per intero le affermazioni del sindacato di categoria, la Fp Cgil Vigili del fuoco, secondo la quale «responsabilità precise e incontrovertibili sono da attribuire al Governo siciliano e ai vertici amministrativi della Regione». È evidente che i roghi stanno colpendo in tutt’Italia ma qui ci sono colpe tutte siciliane: «È inaccettabile che la Regione non riesca a sottoscrivere con la direzione regionale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco un’adeguata convenzione per aumentare il dispositivo di soccorso adeguandolo alle esigenze del territorio, proprio nella stagione più a rischio di incendi per la Sicilia. Tutte le Regioni utilizzano questa opportunità per salvaguardare il proprio territorio qualora, come accade puntualmente, il numero di interventi di soccorso tecnico urgente aumentano esponenzialmente. I vigili del fuoco siciliani del Corpo nazionale – prosegue la Fp Cgil – stanno eroicamente fronteggiando l’immane emergenza, ma occorre che gli enti preposti della Regione si adoperino da subito, anche ad emergenza in corso, stipulando la convenzione includendo automezzi ed attrezzature. I vigili del fuoco sono donne e uomini che hanno un contratto scaduto da dieci anni, come tutto il resto del lavoro pubblico, ai quali non è riconosciuta la categoria di lavoratori usuranti; che non hanno una copertura assicurativa adeguata; che non hanno una previdenza complementare; che subiscono una carenza d’organico teorico nazionale di 3500 unità; donne e uomini che hanno una età media troppo alta a causa di ritardi nelle assunzioni e dei passaggi di qualifica a capo squadra e capo reparto. Un vero e proprio disastro. Il danno ambientale prodotto in questi ultimi giorni è immane. Nelle ultime settimane i dati di Legambiente ci dicono che da giugno sono bruciati in Italia 26.024 ettari di superfici boschive, pari al 93,8% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016. Insomma l’attenzione che occorre dare al tema della lotta agli incendi boschivi nel territorio siciliano è enormemente più rilevante che in qualunque altra regione italiana. Inoltre, purtroppo, all’orizzonte un altro disastro ambientale si accinge a colpire questo territorio. A breve, nella stagione delle piogge, tutto ciò che rendeva viva la nostra terra non c’è più e l’acqua che potrebbe cadere sempre più copiosa potrà, indisturbata aggiungere disastro al disastro. Anche allora, le squadre di soccorso saranno messe a dura prova».

La Funzione pubblica Cgil, con il segretario generale Gaetano Agliozzo, il segretario responsabile del comparto Vigili del fuoco Alfonso Buscemi ed il coordinatore regionale Jose Sudano, chiedono, a viva forza, «risorse aggiuntive per adeguamenti stipendiali, adeguamenti d’organico e strumentali, con l’immediata assunzione degli idonei al concorso per 814 posti bandito nel 2008, di automezzi, attrezzature, nonché risorse economiche adeguate alla loro manutenzione gravemente insufficienti; chiedono al Governo nazionale ed al Governo regionale, ognuno per le proprie competenze, di dare risposte concrete a problemi altrettanto concreti». E il 19 luglio i vigili del fuoco messinesi e siciliani manifesteranno, assieme ai colleghi di tutt’Italia, davanti a piazza Montecitorio, per un sit-in di protesta.

Però le responsabilità sono anche a livello locale. Il Comune di Messina negli ultimi due anni non ha aggiornato il Catasto degli incendi. Inoltre, è scandaloso che disponga di un solo modulo antincendio (pick up con cisterna d’acqua e pompa a pressione per lo spegnimento), avendone dovuto restituire quattro alla Protezione civile due anni fa, quando si scoprì che Palazzo Zanca non partecipò al bando per la riassegnazione dei mezzi da parte della Regione. Quei moduli.

L’affondo di Carlo Cantali

 

È tempo di riflessione generale e collettiva. «Le cause che hanno determinato i gravissimi danni ambientali causati dagli incendi dei giorni scorsi, e in parte ancora in corso – afferma il presidente della VII commissione consiliare Carlo Cantali –, sono riconducibili a responsabilità da addebitare ai diversi livelli della politica regionale e locale. A livello regionale l’esiguità del personale Forestale (680 unità) ed i tagli al bilancio non hanno permesso la manutenzione e la revisione del mezzi antincendio e hanno fatto slittare l’assunzione degli operatori stagionali della Forestale da destinare a opere di manutenzione, prevenzione e antincendio boschivo dal mese di aprile ad oggi. A livello locale le cause sono, probabilmente, più gravi e riconducibili ad una visione e ad una gestione del territorio rivelatasi completamente fallimentare. La città è circondata da ex coltivi agricoli caratterizzati da elevata acclività ed in stato di pluridecennale abbandono. Questo ha comportato lo sviluppo di una vegetazione di basso valore ecologico e che si presta bene a far da esca e a propagare rapidamente gli incendi. Si tratta di uno stato di involuzione vegetazionale diffusa una distorta visione ambientalistica in ambiente confonde con habitat prioritari da proteggere e salvaguardare. Proprio chi confonde gli habitat prioritari della Zps con la vegetazione degradata insistente sulle nostre colline getta le basi per il verificarsi dei drammatici eventi di questi giorni.

La salvaguardia dei cosiddetti “praterelli steppici” coincide con la salvaguardia di una vegetazione di infimo valore ecologico che si presta bene al rapido propagarsi del fuoco facilitando l’azione dei piromani e la loro opera di distruzione delle colline. Una visione moderna dell’ambiente ed una gestione illuminata del territorio – prosegue Cantali – avrebbe previsto: una programmazione concordata per tempo tra Comune e privati; la partecipazione al bando per mantenere la dotazione dei mezzi antincendio che invece dovranno essere restituiti alla Regione; il coinvolgimento di Ordini professionali quali agronomi e geologi per pianificare le strategie di gestione; la realizzazione di un parco progetti da presentare nei diversi bandi del Piano di sviluppo rurale; la possibilità di mettere in coltivazione i terreni e di curare i boschi».

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