Una delle prime riunioni che ieri mattina il neo procuratore Maurizio De Lucia ha tenuto nel suo ufficio di Palazzo Piacentini è stata sull’inferno di fuoco di questi giorni.
L’apertura di un’inchiesta sulla “rete dei roghi mafiosi” del resto era abbastanza scontata. È stato l’aggiunto Giovannella Scaminaci a dargli un quadro completo della situazione «molto grave», visto che nella giornata di lunedì s’è fatto un largo giro in tutte le aree boschive colpite e devastate irrimediabilmente dalle fiamme.
Sarà lei ad occuparsi in futuro dell’inchiesta, che ovviamente ipotizza il reato di incendio doloso e ancora non vede alcuna iscrizione nel registro degli indagati.
Anche se, per la verità una città intera spera non tanto in futuri indagati ma nell’arresto in flagranza di uno di questi maledetti incendiari e assassini dei boschi. Non certo, e non solo, isolati pastori dei Peloritani ma pedine di una regia mafiosa molto più vasta che sa guardare lontano e aspettare, magari per una bella cementificazione collinarare “alla scordata”, quando il tempo è passato e il castato degli incendi non è stato aggiornato.
Già ieri mattina nell’ufficio dell’aggiunto Scaminaci più d’un investigatore è arrivato per consegnare materiale sull’attività svolta in questi ultimi giorni, focalizzando l’attenzione sulla contemporaneità dell’accensione dei roghi, sulla possibilità di reperire immagini e riprese video, sulle tracce “umane” che potrebbero essere rimaste nei punti di sprigionamento iniziale delle fiamme. Ipotesi comunque molto complesse da portare avanti sul piano investigativo.
Il lavoro dell’inchiesta è comunque soltanto all’inizio. Forse oggi sarà effettuato un nuovo sopralluogo su alcune delle aree distrutte dagli incendi, e saranno affidate specifiche deleghe d’indagine, per esempio legate ai traffici telefonici registrati in questi giorni sulle colline che dominano la città.
L’intenzione è chiara: «Si è verificata una situazione molto grave – afferma l’aggiunto Scaminaci –, lavoreremo per fare chiarezza su tutto».
Insomma non sarà facile. La cronaca di questi ultimi anni è molto povera di arresti o persone indagate per il “caso incendi” in Sicilia in generale e a Messina in particolare, ad ogni estate sono quasi sempre e solo le polemiche ridicole sul “da fare”, non rimane altro.
L’inchiesta può incidere invece anche su altri aspetti della “vicenda incendi”. Per esempio sull’obbligo da parte del Comune di far rispettare in maniera netta l’ordinanza sindacale che ogni anno, da un determinato periodo pre-estivo, impone ai proprietari privati dei terreni incolti di effettuare la ripulitura dalle sterpaglie e la creazione dei cosiddetti “sentieri taglia fuoco”, che non consentono, o quantomeno attenuano, in caso di roghi, la propagazione delle fiamme.
Sarebbe molto interessante fare una mappatura dettagliata e aggiornata della nostra città e dei terreni circostanti, e verificare quanti proprietari privati abbiano rispettato questo obbligo nel 2017, e anche in quali casi, ammesso che esistano, gli uffici comunali dopo una ricognizione abbiano obbligato con ingiunzione i proprietari a farlo, agendo poi “in danno” sui privati per eventuali lavori urgenti svolti dall’ente pubblico.