Strada pubblica o privata? Un dilemma non nuovo, a Messina, dove in più occasioni ci si è trovati di fronte a questa diatriba giuridica e burocratica. Dilemma che assume una maggiore rilevanza se la strada è la via Ducezio (nell’intera area c’è una popolazione di 4.500 abitanti) e se di mezzo c’è una clinica accreditata al servizio sanitario regionale, con 91 posti letto, registrata al 118 e considerata “edificio tattico” nel piano comunale di protezione civile. La clinica è la Cot (Cure ortopediche traumatologiche) e per via di questa diatriba rischia di finire “ingabbiata”, con tutto ciò che ne consegue, tra passi carrabili e barriere, richiesti da condomini e supercondomini. Un servizio pubblico (quale è quello sanitario) il cui regolare svolgimento potrebbe dipendere dalle decisioni di alcuni inquilini. Possibile? Possibile, tanto che la Cot, attraverso il proprio legale rappresentante Marco Ferlazzo e l’avvocato Carlo Mazzù, da mesi chiede al Comune di dirimere una questione che, udite udite, si trascina dagli anni ‘60. «Le conseguenze sarebbero gravissime – spiega l’avv. Mazzù, a proposito del rischio passi carrabili –, perché la Cot è una struttura di protezione civile, inserita nel piano di emergenza comunale come edificio tattico, e tutta l’area è classificata come zona di assembramento in caso di calamità». Mazzù parla di «diritti acquisiti, non limitabili da delibere condominiali». Ma la questione è spinosa e, appunto, va avanti da decenni. La Cot acquistò lo stabile nel marzo 1967 dalla “Mira Italiana Sas”, la ditta che realizzò la lottizzazione, e gestisce la clinica dal 1971. Quando la ditta iniziò a costruire, previde anche le relative opere di urbanizzazione, con tanto di viabilità generale e lo sviluppo verso Montepiselli e con un collegamento tra le vie pubbliche di via Pietro Castelli e viale Italia, attraverso quella che sarebbe poi diventata via Scite. Completati i lavori, la Mira chiese al Comune dopo renderne possesso già nel 1968, ma gli uffici municipali decisero di posticipare l’acquisizione delle opere, preferendo attendere il completamento delle costruzioni. Nel frattempo la società produsse il Regolamento della comunione, specificando che la comunione stessa sarebbe cessata «appena le strade o le parti comuni saranno municipalizzate». Una nuova istanza di cessione delle opere di urbanizzazione arrivò dieci anni dopo, nell’ottobre 1978, ma niente da fare.
Silenzio da Palazzo Zanca. Il Comune negli anni ha trattato le vie Ducezio e Scite come pubbliche, dislocando cassonetti, rilasciando passi carrabili, elevando multe per divieto di sosta. E quando è stato chiesto di apporre passi carrabili con cancelli d’ingresso in entrambe le vie, il parere della polizia municipale è stato chiaro: negativo. Ma la condizione di quelle strade continua ad essere ambigua. Un’ambiguità che tocca al Comune eliminare, una volta per tutte.
Così i vigili
Il 12 febbraio 2016 la polizia municipale rilascia parere negativo alla richiesta di autorizzazione di passo carrabile nelle vie Ducezio e Scite, perché «le strade oggetto della richiesta sono da intendersi “strada aperta all’uso pubblico”». Il comandante Calogero Ferlisi specifica che nella zona «insistono da tempo sia una struttura sanitaria (Cot) sia varie attività commerciali facendo sì che le stesse siano al servizio di una collettività indeterminata di persone e per soddisfare un pubblico generale interesse, per cui sono da ritenersi assoggettate ad uso pubblico. Così come l’uso del bene da parte della collettività indifferenziata protratto per lunghissimo tempo, fa sì che il bene stesso venga ad assumere caratteristiche analoghe a quelle di un bene demaniale».
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