Ancora un incendio pauroso per centinaia di famiglie messinesi residenti nelle zone collinari della nostra città. È stata una giornata di viva preoccupazione e talora di panico per molti nuclei che vivono nelle aree comprese tra l’Annunziata alta, Campo Italia, Pace, Marotta e Curcuraci.
Una serie di roghi sono divampati e verosimilmente appiccati con dolo – più o meno in contemporanea – tra le 14.30 e le 15 di ieri. Le squadre dei vigili del fuoco di Messina, anche quelle del distaccamento volontario di Villafranca, e gli uomini della Forestale hanno dovuto concentrare gli sforzi soprattutto nella fascia collinare a monte di Pace, tra Marotta e Curcuraci. Qui le alte lingue di fuoco hanno minacciato più da vicino alcuni fronti abitati obbligando a fare evacuare a scopo cautelativo diverse case e ville di Curcuraci. In questo comprensorio i roghi hanno trovato alimento nella fitta vegetazione mediterranea e negli alberi di pino ed hanno quindi arrecato i maggiori danni all’ambiente. Per avere ragione degli incendi, fino alle 19, è stato necessario il ricorso ai lanci dal cielo di due Canadair.
Ancora una volta, dunque, la zona nord collinare viene attraversata da incendi che ne depauperano sia la natura che le zone coltivate. Il 30 giugno scorso a subire danni ingenti sono stati proprietari, coltivatori ed imprenditori della contrada Ziino di Spartà, di Piano Torre e di Castanea, con la compromissione di circa 250 ettari di terreni.
È non a caso, dopo la richiesta di stato di calamità presentata il 5 luglio dal Comune, ieri lo stesso Renato Accorinti, stavolta quale sindaco metropolitano, ha richiesto lo stato di emergenza «per i gravi incendi che hanno colpito il territorio provinciale», ovvero la Città Metropolitana.
L'atto, inoltrato al Presidente della Regione, al Dipartimento regionale della Protezione civile e al prefetto di Messina, è propedeutico per poter avviare la fase di censimento, stima e riconoscimento dei danni. Vari i territori interessati dagli incendi quali Librizzi, Montagnareale, Patti, Gioiosa Marea, per la zona tirrenico-nebroidea, Castelmola, Taormina, Furci e Santa Teresa di Riva per la fascia jonica e la zona tirrenica di Messina. Nonostante l'impegno profuso da tutti gli organi e le istituzioni competenti, per la vastità e la concomitanza di sfavorevoli condizioni meteo-climatiche – scrive Accorinti – risultano molto consistenti i danni al patrimonio boschivo, viario, edilizio privato, infrastrutturale e dei servizi (reti elettriche, telefoniche e idriche), alle attività economiche e agropastorali con il conseguente rischio di un ulteriore dissesto del territorio».
Intanto, su un tema fondamentale quale quello del risarcimento dei gravi danni subiti dai titolari di terreni coltivati a uliveti, frutteti, e vigneti, si è tenuta nei giorni scorsi a Spartà una riunione cui hanno preso parte oltre un centinaio di proprietari della contrada Ziino, Piano Torre e Castanea, il dirigente dell’Ispettorato agrario Salvatore Bottari, il presidente del Parco Peloritani, Pino Giaimi, il consulente agronomo del Comune, Alessandro Giaimi, l’ex presidente della Cia, Gino Savoja, promotore del confronto, e il consigliere del sesto Quartiere, Mario Biancuzzo. Si è discusso, anzitutto, della mancanza di una previsione normativa specifica per i danni gravi e prolungati che gli incendi determinano a carico di terreni con la perdita di produzioni presenti e anche future: tutto ciò per centinaia di ettari a Messina e per migliaia nell’intera provincia. Danni che trovano solo un parziale ristoro nelle procedure di risarcimento della Protezione civile, legate ad edifici e strutture.
«La stessa Ars – ha sottolineato Savoja – dovrebbe assumere adeguate iniziative sul piano legislativo e trovare il modo per risarcire i danni alle aziende agricole». Al contempo di fronte a incendiari che «ancor più che ai terroristi somigliano ai mafiosi, risulta da irresponsabili, da parte di alcuni, abbandonare i propri terreni che potrebbero produrre ricchezza e lavoro e al contempo salvaguardare l’ambiente». Viene dunque auspicato da Savoja che tutti i proprietari privati e pubblici curino i rispettivi terreni, senza trascurare l’attuazione delle misure di prevenzione degli incendi, altrimenti sarebbe giusto – visto il pericolo che l’abbandono e l’incuria creano a danno dei terreni vicini e dell’ambiente – procedere alla confisca delle aree abbandonate per ragioni di pubblica utilità, magari assegnandoli a cooperative di giovani che spesso li chiedono invano in affitto senza ottenerli, in maniera spesso immotivata».»
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