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Due indizi: a Pace c’è una “guerra” in corso?

Due indizi: a Pace c’è una “guerra” in corso?

Una certezza e tanti interrogativi che dovranno avere risposta nel più breve tempo possibile.

Il dato certo è che stavolta le conseguenze del rogo all’interno dell’impianto della raccolta differenziata di Pace sono state lievi. Pochi i danni ai locali e alle attrezzature, le fiamme propagatesi pochi istanti dopo le 20 di lunedì sera e che hanno coinvolto circa cinque tonnellate di materiale, sono state circoscritte, ieri si è provveduto alla sostituzione di qualche cavo elettrico, ma nulla di particolarmente serio. E l’area di stoccaggio già da oggi è nuovamente in funzione.

Tutto il resto fa parte della nuova inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica. I responsabili dell’impianto hanno escluso possibili origini dolose, evidenziando come l’incendio possa essere scaturito da un processo di autocombustione all’interno di uno scatolone contenente carta e cartone. Ma è alquanto singolare il fatto che per anni non sia accaduto mai niente del genere e che, invece, dal 19 aprile scorso a oggi, ben due episodi (certamente più grave quello di oltre due mesi fa) si siano verificati, all’interno di uno stabilimento che dovrebbe essere videosorvegliato 24 ore su 24 e per il quale occorre adottare tutte le contromisure adeguate nel caso di incendi o altri eventi calamitosi.

Il primo a non credere proprio alla casualità degli avvenimenti è colui che detiene la delega all’Ambiente. L’assessore Daniele Ialacqua ad aprile era stato chiarissimo, esternando tutte le proprie preoccupazioni per quello che, ai suoi occhi, è apparso come un segnale inquietante, lanciato da qualcuno in una fase estremamente delicata per la riorganizzazione dell’intero settore dell’Igiene urbana.

Sono trascorsi più di due mesi e la situazione è andata ancor più arroventandosi, a causa dello scontro politico consumatosi sulla delibera di affidamento del contratto alla nuova società MessinaServizi. Poi, il voto dell’Aula ha posto quanto meno un punto fermo, dando seguito a una scelta che l’amministrazione comunale ritiene sia la più idonea a scongiurare la paralisi delle attività, a garantire i livelli occupazionali e a far ripartire l’azienda dei rifiuti senza più l’oneroso fardello dei debiti accumulati da MessinAmbiente.

Quanto accaduto lunedì sera rappresenta un ulteriore indizio, secondo Ialacqua, che confermerebbe l’esistenza di forze, esigue o consistenti che siano, che farebbero di tutto per fermare i processi di cambiamento in corso. Forze esterne e interne alla stessa MessinAmbiente, società dove la stragrande maggioranza dei lavoratori, in questi mesi così tormentati e senza alcuna certezza sul futuro, ha dimostrato grande abnegazione e senso di responsabilità nei confronti della città. Ma tutto questo non ha impedito né il protrarsi dell’emergenza quasi quotidiana né il riproporsi di vicende che finiscono puntualmente all’attenzione delle forze dell’ordine e della magistratura. Come scritto dal nostro giornale, c’è una “terra di mezzo”, nel pianeta rifiuti a Messina, e più in generale in Sicilia, dove non si riescono ad allontanare le zone d’ombra, per gli interessi che ci sono in ballo, per le coperture e le complicità e perché questo argomento è il più facile da usare nell’agone politico. Lo testimonia questa prima metà del 2017, diventata terreno di scontro tra la giunta Accorinti e la maggioranza del consiglio comunale. E sui rifiuti, vedrete, si giocherà gran parte della campagna elettorale in vista delle Amministrative del 2018. Ora, comunque, l’obiettivo più urgente è, da un lato, far sì che gli organi inquirenti possano al più presto accertare le cause del rogo di lunedì e dell’incendio della piattaforma ecologica avvenuto lo scorso aprile. E dall’altro, rispettare tempi e modalità prefissati per la delicata fase di transizione tra vecchia e nuova società. Sperando che quella della MessinaServizi sia stata davvero la scelta più indovinata...

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