Tante domande, quelle dei consiglieri comunali, e una serie di risposte date dall’Amministrazione. Prove di dialogo ieri a Palazzo Zanca. Dopo la traumatica conclusione della vicenda relativa all’affidamento del contratto alla società MessinaServizi, si tenta di trovare la soluzione che scongiuri la paralisi totale del settore dei rifiuti, una volta superata la scadenza del 30 giugno, quando è fissata l’ultima proroga a MessinAmbiente.
Ieri mattina, durante la Conferenza dei capigruppo convocata dalla presidente Emilia Barrile, sono emersi i punti di frizione e le distanze quasi incolmabili tra qualche consigliere e la giunta Accorinti sul percorso scelto. L’amministrazione ha deciso allora di produrre un documento, firmato dall’assessore Guido Signorino, sullo schema della domanda-risposta.
Cosa è la bancarotta fraudolenta?
«Lo spiega – esordisce Signorino – l’art. 216 della Legge fallimentare, che recita: “E' punito con la reclusione da tre a dieci anni, se è dichiarato fallito, l'imprenditore, che: 1) ha distratto, occultato, dissimulato, distrutto o dissipato in tutto o in parte i suoi beni ovvero, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, ha esposto o riconosciuto passività inesistenti; 2) ha sottratto, distrutto o falsificato, in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizi ai creditori, i libri o le altre scritture contabili o li ha tenuti in guisa da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari”. Si commette, dunque, bancarotta fraudolenta quando si riduce il patrimonio o l’attivo di un’impresa, provocando volutamente danno ai creditori dell’azienda».
Quali sono le risorse che portano attivo a Messinambiente?
«Sostanzialmente due – è la risposta –: l’affidamento del servizio e i beni strumentali (mezzi e immobili). Il lavoro è (ovviamente) la ricchezza principale dell’azienda, ma i lavoratori non sono “proprietà” dell’impresa; se l’azienda perde le commesse, il lavoro diventa un puro costo. Dobbiamo ricordare che il prossimo 30 giugno l’affidamento che consente a MessinAmbiente di svolgere il servizio di igiene urbana scadrà senza possibilità di proroga. Per conseguenza l’azienda non potrà continuare l’attività. Dal punto di vista aziendale, non avendo più un’attività che produce ricavi, MessinAmbiente dovrà eliminare immediatamente le più dirette fonti di costo (licenziare i lavoratori) senza che questi abbiano alcuna garanzia di continuità. Se non lo facesse, alla luce del citato articolo 216 della Legge fallimentare, commetterebbe bancarotta, perché incrementerebbe consapevolmente le sue perdite».
Come evitare l’interruzione del servizio e il licenziamento dei lavoratori?
«In vista della scadenza del 30 giugno e in conseguenza a quanto già deliberato dal Consiglio con il Piano Aro e con la costituzione della società “MessinaServizi Bene Comune”, l’amministrazione ha da tempo predisposto la proposta di delibera per l’affidamento dell’appalto alla nuova azienda che consente la continuità del servizio e offre la garanzia della continuità occupazionale alle maestranze».
L’affidamento alla nuova società può costituire bancarotta?
«Ovviamente no – risponde Signorino –, l’attuale contratto di MessinAmbiente scade il 30 giugno senza possibilità di rinnovo. L’appalto quindi non rientra tra le risorse con cui pagare i creditori. Come detto, l’azienda dovrà licenziare i lavoratori, senza poter accrescere i suoi utili con l’utilizzo (affitto) dei suoi beni. Se invece il Consiglio affida il servizio alla nuova società non solo non determina bancarotta, ma (all’opposto) favorisce la liquidazione non fallimentare dell’azienda, perché elimina il costo più rilevante (il lavoro) e consente di ottenere utili dall’affitto dei mezzi. Questo tipo di continuazione dell’attività, con il subentro di una nuova azienda, non solo non è contrario alla normativa, ma è espressamente previsto dalla Legge fallimentare all’art. 186-bis (introdotto nella legge nel febbraio 2014), e si chiama “concordato in continuità indiretta”. Avendo proceduto all’affidamento ad altro soggetto, potrebbe in tal caso chiedersi l’autorizzazione a una “proroga meramente tecnica”, nelle more dell’attivazione operativa della nuova società che rileverebbe, dietro accordo, i lavoratori».
Cosa succede se non viene approvato il contratto di servizio?
«Essendo spirata ogni possibile proroga, e avendo la Regione messo in guardia le amministrazioni da ogni reiterazione, il sindaco non potrebbe fare una nuova ordinanza. La conseguenza sarebbe l’impossibilità per MessinAmbiente e per qualunque altro soggetto (pubblico o privato) di raccogliere la spazzatura da terra. A questo si aggiunge la perdita del posto di lavoro per quasi 600 persone. Un disastro ecologico, civico e sociale. Incomprensibile, visto che il Piano Aro era stato già approvato, così come la costituzione dell’azienda in house providing che, in coerenza con quell’atto, dovrà subentrare a Messinambiente».
E, dunque, secondo l’amministrazione comunale, «il bivio è tra il baratro e il rilancio del servizio, con un nuovo management, una nuova organizzazione, la diffusione della raccolta differenziata (che ha dato già ottimi risultati nei quartieri in cui è partita), un sistema rinnovato nella gestione del servizio». Per queste ragioni, la giunta Accorinti ha riproposto la delibera che ora ad inizio della prossima settimana dovretbbe tornare all’esame dell’Aula.