Il gip Salvatore Mastroeni, sciogliendo la riserva assunta nell’udienza dello scorso 10 maggio, ha archiviato la posizione di due medici dell’ospedale Piemonte, rispettivamente anestesista e chirurgo, che avevano effettuato un intervento su una paziente poi deceduta. Il giudice ha disposto invece, nonostante due richieste di archiviazione avanzate dalla Procura, l’imputazione coatta per due medici, uno di guardia e l’altro reperibile, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo aggravato.
Il procedimento in questione riguarda la morte di una paziente ottantenne, la mattina del 3 febbraio 2013. Su questo caso hanno acceso i riflettori due figli della signora, con un esposto alla magistratura. Hanno denunciato che la loro madre, il 31 gennaio, a seguito di una caduta accidentale, era stata trasportata al Pronto soccorso del nosocomio di viale Europa. Riscontrata una frattura del collo del femore, i medici disposero il ricovero nel reparto di Chirurgia, dove fu operata. Poi, il trasferimento a Ortopedia. Tutto sembrava filare per il verso giusto. Ma il 3 febbraio, alle 3.30, la paziente telefonò alla figlia, invocando aiuto, poiché si sentiva molto male. Accusava tachicardia, forti dolori allo stomaco, al petto, alle spalle e alle braccia. «Urlava per i dolori e diceva di avere un infarto in corso», si legge nell’esposto. L’infermiere di turno le avrebbe somministrato per intramuscolo una fiala di Plasil contro il senso di nausea. La situazione non migliorava, tanto che l’infermiere «chiamò al telefono il medico. Lo stesso consigliava di consultare il medico di turno nel reparto di Chirurgia». Il chirurgo sarebbe arrivato «dopo dieci minuti». Le tastò l’addome, «affermava che era libero e che i dolori accusati erano dovuti al decorso posto-operatorio e che quindi non c’era nulla di cui preoccuparsi». Alle 5, un altro figlio della signora chiese se fossero stati fatti esami cardiologici, come elettrocardiogramma o altri accertamenti, l’infermiere rispose «di non aver ricevuto alcun ordine in tale senso dal medico che aveva visitato la paziente nel corso della notte». Dopo, giunse nel reparto di Ortopedia il medico in servizio in quello di Medicina, il quale riscontrò una situazione di debilitazione e affaticamento. Successivamente arrivarono «la cardiologa e il medico di guardia di Anestesia, che avrebbero riscontrato un repentino decadimento fisico della paziente». Furono attuate varie “manovre” per ovviare a un probabile problema di natura cardiaca. Poco prima delle 8 la donna spirò.
I familiari si affidarono all’avvocato Nino Cacia. Fu avviata un’inchiesta e il pm Vincenzo Barbaro chiese l’archiviazione. La difesa presentò opposizione, mettendo in dubbio, tra le altre cose, l’operato dei consulenti tecnici di parte. L’ultima parola l’ha pronunciata qualche giorno fa il gip Mastroeni, ordinando l’imputazione per i due medici.