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Ecco la proteina che blocca il cancro, scoperta straordinaria e libera

Ecco la proteina che blocca il cancro, scoperta straordinaria e libera

Una scoperta eccezionale. Di quelle destinate a lasciare il segno nella storia della medicina. Una storia fortunata, nata dal proficuo incontro tra un promettente team di ricercatori, con una brillante idea scientifica, e chi ne ha intuito la portata finanziandone la ricerca. E ora questa ha dato i frutti sperati, regalando all’umanità un’arma concreta ed efficace contro il nemico numero uno: il cancro. Ne parliamo con il prof. Arnaldo Caruso, ordinario di Microbiologia dell-Ateneo di Brescia, coordinatore del team ricerca.

Una scoperta che possiamo definire rivoluzionaria, qual è stata l’idea di base?

La consapevolezza che i virus abitano da milioni di anni nelle nostre cellule. Come parassiti cellulari obbligati, nessuno meglio di loro ha imparato, durante il loro iter evolutivo, a interagire con le cellule ed a modularne le attività biologiche per meglio sopravvivere e replicare nel nostro organismo. I virus quindi aumentano o diminuiscono, a loro vantaggio, metabolismo e crescita cellulare, attraverso proteine ad altissima specializzazione. Il nostro gruppo di ricerca da tempo studia, insieme ai colleghi virologi dell’Università di Ferrara, il virus erpetico di tipo 6. Questo virus, che causa una banale malattia esantematica, la Sesta Malattia, possiede una proteina, nota come U94, capace di inibire molte funzioni cellulari che spaziano dalla motilità alla proliferazione. Ci siamo quindi chiesti se la U94 potesse essere in grado di bloccare tali funzioni nelle cellule tumorali umane ad alta malignità. E l’effetto ottenuto è stato a dir poco straordinario.

I suoi esiti sono stati assentiti dalla comunità scientifica internazionale con la pubblicazione sulla prestigiosa rivista Oncotarget, avete già avuto i primi riscontri? Tra l’altro proprio in questi giorni il dibattito sulle ultime frontiere in tema è stato ampio grazie ai riflettori accesi dal congresso di Chicago della Società americana di oncologia clinica.

I primi riscontri sono arrivati da tantissimi accessi all’articolo sulla rivista Oncotarget a poche ore dalla pubblicazione. La Fondazione HHV-6 (che sta per virus erpetico di tipo 6) si è attivata in tempo reale invitandoci ufficialmente a presenziare al loro meeting annuale di Berlino e presentare i risultati ai congressisti. Una nuova strategia antitumorale come quella da noi descritta sarà sicuramente in futuro un argomento di grande interesse e discussione in ambito scientifico.

Nessuno aveva mai pensato prima alla possibilità che un elemento solitamente considerato come un nemico, quale un virus, potesse invece avere un ruolo tanto prezioso per la salute umana?

Non possiamo dire di essere i primi ad aver esplorato questo universo nascosto. Certamente siamo i primi ad avere messo a punto una innovativa ed efficace strategia terapeutica contro il cancro basata sul trasferimento genico e di conseguenza sull’espressione di una proteina virale ad alta potenzialità antitumorale. Quindi non l’utilizzo di un virus ma di una sola sua proteina in grado di bloccare il movimento, l’invasività e la proliferazione delle cellule tumorali, oltre ad inibire la formazione di vasi sanguigni nel microambiente a supporto del nutrimento e della diffusione metastatica del tumore.

In che modo questa scoperta può aiutare i pazienti malati di cancro? In cosa si differenzia rispetto alle tradizionali cure oncologiche?

Oggi esistono molti farmaci utili per combattere il cancro volti a danneggiare la cellula tumorale o a bloccare sostanze utili per la sua crescita e la sua diffusione nell’organismo. L’effetto straordinario e peculiare della U94 è quello di poter agire a “due compartimenti”, esercitando contemporaneamente un’azione di blocco della proliferazione e della diffusione metastatica, agendo sia direttamente sulla cellula tumorale che indirettamente, sul suo microambiente vascolare. Quindi da un lato la cellula tumorale maligna si trasforma in un elemento più benigno e meno invasivo, dall’altro non si formano vasi sanguigni a supportare il nutrimento e la fuga metastatica del tumore. Questa duplice attività è qualcosa che anche noi non ci aspettavamo come risultato e ne siamo rimasti inizialmente stupiti, fino a quando abbiamo compreso il meccanismo d’azione di questa straordinaria proteina virale. Vedere diventare un tumore ad alta aggressività, come il tumore indifferenziato della mammella, un piccolo nodulo senza capacità metastatica è qualcosa di incredibile. Potenza della natura!

La proteina U94 potrà essere utilizzata per qualunque patologia oncologica o solo per alcune tipologie di tumori o casi specifici?

Ad oggi abbiamo potuto confermare la forte attività antitumorale della U94 nei confronti di due tumori umani ad alta aggressività derivati da tessuti diversi, mammella ed utero. A fronte di tale risultato possiamo pensare con una certa sicurezza che la U94 possa essere utilizzata in futuro per la terapia dei tumori solidi. Ma questa ipotesi necessita necessariamente di ulteriori conferme.

Fra quanto tempo i risultati di questa scoperta saranno concretamente utilizzati per le procedure terapeutiche?

I risultati ci sono tutti per poter iniziare al più presto ad utilizzare la U94 come farmaco antitumorale. Si tratta al momento di verificare quale vettore o veicolo utilizzare per ottenere il massimo della potenzialità curativa della proteina virale. La ricerca è comunque sempre in evoluzione e da parte nostra stiamo verificando se solo un piccolo frammento della U94 può esercitare la complessa attività terapeutica dell’intera proteina. La scoperta del sito attivo della U94 porterebbe a significativi vantaggi per l’industria farmaceutica in termini di sviluppo di nuove categorie di farmaci basati su piccole molecole di sintesi.

La scoperta sarà brevettata? E come avverrà il suo utilizzo su larga scala ad esempio dalle case farmaceutiche?

Quando si affrontano temi così importanti, come la cura dei tumori, il nostro atteggiamento non può che seguire quello a suo tempo dettato dal prof. Silvio Garattini. Non brevettare per permettere a tutti di sviluppare il miglior farmaco nel più breve tempo possibile. Siamo pronti a collaborare con chiunque sia interessato a tale progetto, condividendo esperienze e reagenti. L’importante è arrivare subito ad una cura che possa dare nuove speranze ai malati di cancro.

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