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Le tante ragioni per dire si al Parco dei Peloritani

Le tante ragioni per dire si al Parco dei Peloritani

Nel giorno in cui si mobilita la fazione del “No”, il comitato promotore del Parco dei Peloritani, presieduto da Giuseppe Giaimi, spiega le ragioni per le quali la sua istituzione non porterebbe altro che benefici all’intero territorio della Città metropolitana. E allora vediamole in sintesi, queste motivazioni, da quelle naturalistico-culturali a quelle più strettamente economiche.

1) I Peloritani sono già un Parco, sia dal punto di vista geomorfologico e ambientale, ma anche sotto l’aspetto formale. Nell’area individuata dal Comitato ricadono integralmente 9 Siti d’interesse comunitario (Sic) per una superficie complessiva di ha 30.867, 1 Zona di protezione speciale (Zps) estesa ha 28.051, la Riserva naturale di Fiumedinisi e Monte Scuderi di ha 4.600, oltre a 11.000 ettari di Demanio forestale, ai Demani comunali e ai Siti archeologici. Tutta la zona, inoltre, risulta sottoposta a vincolo idrogeologico e, buona parte, anche al vincolo paesaggistico. «Non istituire il Parco, dunque, – va sottolineando da anni Giaimi – significherebbe soggiacere alle limitazioni imposte dalle norme di riferimento, senza cogliere i vantaggi che il Parco comporta».

2) Il Parco dei Peloritani finirebbe per colmare un vuoto evidente nella rete ecologica 2000, includendo il corridoio naturale che collega le aree tutelate continentali con quelle dell'Isola.

3) Considerati i 9 Parchi complessivamente istituiti in Sicilia, di cui 5 regionali (Etna, Madonie, Nebrodi, Alcantara e Sicani) e i 4 Parchi nazionali (Monti Iblei, Isole Egadi, Isola di Pantelleria e Isole Eolie), i Peloritani resterebbero l'unico grande complesso dell’Isola escluso.

4) Il Parco dei Peloritani rappresenterebbe la premessa indispensabile per la successiva costituzione di un’ampia area naturale dello Stretto, interprovinciale e interregionale, dal nome suggestivo “Scilla e Cariddi”.

5) «I Peloritani – insiste Giaimi – sono stati finora un territorio negletto, sconosciuto ai più, anche tra gli stessi messinesi. Il Parco, opportunamente inserito nel circuito mediatico nazionale e internazionale, darebbe finalmente dignità e valore ad un ambiente che al suo interno racchiude elementi naturalistici e culturali di grandissima rilevanza, alcuni unici nel panorama regionale e nazionale. Non diversamente, ad esempio, da quanto è avvenuto per i Nebrodi, che da ambito territoriale pressoché sconosciuto è noto oggi in gran parte del mondo».

6) I vantaggi economico-sociali: una maggiore capacità di attrarre fondi pubblici, l’incremento e la diversificazione dei flussi turistici, una più facile e vantaggiosa commercializzazione dei beni materiali, una maggiore sinergia tra l’ambiente rurale e quello marinaro, il Parco inteso come modello alternativo di gestione territoriale (nell’area dei Peloritani i tanti Comuni, piccoli o piccolissimi, sono incapaci, singolarmente, a mettere in campo programmi articolati di sviluppo, nessun ente locale può avvalersi di personale, competenze, attrezzature, strumenti idonei a pubblicizzare come si deve le proprie peculiarità), la nascita di una cultura imprenditoriale e di microaziende. Infine, il rafforzamento del senso di appartenenza e identità.

I contrari al Parco si sono dati appuntamento per oggi, alle 10, a Palazzo Zanca. A cavalcare il fronte del No due deputati regionali, Nino Germanà e Franco Rinaldi, ai cacciatori della provincia di Messina. Filosofie del tutto opposte a quelle di chi, invece, va promuovendo da anni l’istituzione del Parco dei Peloritani. L’accusa principale mossa da chi si oppone, è che si corre il rischio di far nascere un altro “carrozzone pubblico”, anche se poi l’esperienza del Parco dei Nebrodi testimonia l’esatto contrario.

«Un ulteriore carrozzone dai costi non quantificabili sempre a carico dei cittadini siciliani – lo definisce Aldo Cerreti, vicepresidente della sezione provinciale dei cacciatori –, un nuovo consiglio di amministrazione, consiglieri, dirigenti, impiegati, funzionari, tecnici e mezzi, a partire dalle auto blu. Quello che stupisce è l'estensione esagerata dei confini di questa elefantiaca e dispendiosa inutile opera. Barcellona, Novara di Sicilia ed altri Comuni dei Peloritani sino a Giardini saranno ingabbiati e paralizzati da assurde regole».

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