In meno di ventiquattr’ore la squadra mobile avrebbe risolto il caso della gambizzazione all’Annunziata. Nella casa circondariale di Gazzi, arrestato con l’accusa di detenzione illegale d’arma da fuoco – una pistola a tamburo e un fucile a canne mozze – e indagato per tentato omicidio, si trova già il trentanovenne Giacomo Santamaria, alle spalle diversi precedenti. L’uomo, che in Questura s’è avvalso della facoltà di non rispondere ed è assistito dall’avvocato Giovanni Mannuccia, sarà a breve ascoltato dal giudice per le indagini preliminari.
Al 39enne, gli investigatori della Mobile, coordinati dal dirigente Francesco Oliveri, sono arrivati quasi a colpo sicuro grazie alle immagini raccolte dai sistemi di videosorveglianza presenti nella zona del ferimento. Come si ricorderà la vittima dell’agguato, il quarantottenne S. M. R., nella tarda serata di sabato, era stato avvicinato in strada, da un sicario di cui non aveva riconosciuto le fattezze, che gli aveva esploso due colpi di pistola alle gambe, ferendolo gravemente. La vittima resta ricoverata al Papardo con prognosi di 30 giorni: i due proiettili gli hanno rotto, rispettivamente, il femore d’una gamba e la tibia e il perone dell’altra.
Quando i poliziotti sono arrivati a casa sua, l’uomo, forse resosi conto che non avrebbe potuto sottrarsi alla giustizia, avrebbe consegnato lui stesso le due armi detenute in casa, l’una in terrazza e l’altra in prossimità del vano ascensori. Si tratta della pistola a tamburo “Smith and Wesson” che, secondo gli investigatori, sarebbe stata usata per gambizzare S. M. R., e che è stata sottoposta ad accertamenti, e del fucile a canne mozze parimente detenuto in modo illegale. I poliziotti hanno inoltre sequestrato gli indumenti che Santamaria avrebbe indossato nella notte di sabato e che alcune telecamere prossime al luogo del ferimento avrebbero immortalato.
Il trentanovenne, però, ha scelto la via del silenzio assoluto sulla vicenda e così non emergono neanche i motivi che lo avrebbero indotto a far fuoco contro il quarantottenne in un’area quale quella all’incrocio tra il viale Annunziata e il rione Matteotti, ad appena una trentina di metri dal commissariato Nord della Polizia di Stato. Un’area, peraltro, quella che s’estende davanti alla farmacia Pandolfo, caratterizzata dalla presenza di uno spazio pedonale per famiglie e bambini che anche sabato scorso era piuttosto affollato.
Appare evidente come il sicario abbia messo in atto il suo ferimento accollandosi non pochi rischi: da quello di poter essere riconosciuto da eventuali testimoni, all’altro, più probabile, di un celere intervento degli agenti del commissariato. E in effetti in pochi minuti sono accorse sul posto diverse pattuglie della polizia e l’ambulanza del 118 che ha prelevato S. M. R., sanguinante sull’asfalto e in preda ai lancinanti dolori causatigli dalle fratture, e l’ha trasportato al pronto soccorso del Papardo. I primi accertamenti delle Volanti e l’indagine della Squadra mobile sono partiti a spron battuto sia per ricercare ogni possibile testimonianza o indizio, e risalire all’identità del feritore che era fuggito in moto verso l’Annunziata alta, sia per acquisire tutti i contributi filmati messi a disposizione dalle telecamere della zona.
Se l’apporto di possibili testimoni è risultato modesto se non inesistente, il setaccio delle immagini ha dato invece, nel pomeriggio di domenica, risultati importanti e forse decisivi. E così gli investigatori della Mobile si sono presentati domenica pomeriggio alla porta di casa di Giacomo Santamaria e nel giro di pochi minuti hanno sequestrato le due armi da fuoco e gli indumenti che il trentanovenne avrebbe indossato al momento di sparare.
Adesso Santamaria dovrà chiarire la sua posizione davanti al Gip, e sarà chiamato a far luce sugli eventuali motivi che l’avrebbero indotto a gambizzare S. M. R. e ad essere accusato oggi del grave reato di tentato omicidio. Potrebbe forse trattarsi di un movente di tipo personale anche in relazione ad episodi precedenti, piuttosto che di un agguato riconducibile ad interessi di tipo strettamente criminale.