Mili si stringe forte attorno alla famiglia Antonuccio, dopo la perdita straziante della figlia Serena, che giovedì pomeriggio è morta, travolta da un treno all’interno della piccola stazione della metroferrovia, all’altezza del bar “Il Canneto”.
Mentre continua lo strazio per questa famiglia così stimata – il ferroviere Francesco e la moglie Angela, i nonni, gli zii e tanti amici affranti – vanno avanti senza sosta le indagini della Sezione minorile della Squadra mobile, insieme con i colleghi della Polfer, per far luce sulla tragedia. Ascoltati familiari, parenti, amici. Nulla viene trascurato. Inaccettabile la perdita di una ragazza piena di vita, che aveva compiuto i 14 anni e frequentava il primo anno al liceo Ainis. «In questo momento non possiamo dire niente, la nostra attività è cominciata solo ieri. Faremo tutti gli accertamenti dovuti», sintetizza la dottoressa Rosaria Di Blasi, dirigente della sezione specializzata. Inevitabile, tra i tanti, il pensiero è corso anche a quei giochi assurdi che circolano su internet e hanno indotto molti ragazzi del mondo a gesti estremi. Ma non ci sono elementi e nulla viene trascurato. Le indagini seguono due percorsi paralleli, entrambi preziosi per focalizzare una verità ancora inafferrabile. Anzitutto Polfer e Mobile stanno sono impegnate a ricostruire il tremendo impatto. Elementi importanti potrebbero giungere dalle telecamere delle quali la stazione è munita, una vicina al luogo della tragedia. Il sistema di videosorveglianza, se ben funzionante, potrebbe aiutare gli investigatori a capire perché la ragazza sia finita all’improvviso sui binari: se per una caduta accidentale, un attraversamento imprudente, un gioco rischioso o un atto volontario. Questo è il primo livello d’indagine, quello della dinamica materiale.
Il secondo piano investigativo è altrettanto importante, ed è curato dalla Sezione minorile della Mobile. Si compiono tutti gli approfondimenti dovuti per verificare se sulla condotta della quattordicenne abbiano potuto influire situazioni traumatiche o anomale. Non si può mai escludere a priori infatti – nemmeno lì dove i figli sono amati e seguiti come nel caso di Serena Antonuccio – che un adolescente mantenga nella sua vita un angolo segreto. Qualcosa che, nonostante il dialogo con i genitori, è tenuto nascosto per non farli preoccupare.
Quel che è certo – tutti a Mili lo ricordano – è che Serena era seguitissima e che aveva un’indole buona e dolce così come anche il fatto che aveva risentito di alcune difficoltà scolastiche e che i genitori l’avevano aiutata e supportata. Problemi che capitano a molti adolescenti, che qui venivano affrontati con amore, da una famiglia unita. Papà e mamma, oggi, sono straziati e non si danno pace perché nulla di grave o di sospetto, pare, era successo alla loro piccola prima della tragedia.
Ieri mattina hanno ricevuto la visita di padre Nunzio Triglia, il parroco di San Paolino, la chiesa di via Nazionale dove Serena aveva fatto la prima comunione. Il sacerdote, il quale celebrerà le esequie appena polizia e magistratura daranno il via libera alla restituzione del corpicino, ha pregato tanto, insieme a loro. Da otto anni parroco a Mili, la ricorda «sorridente e aperta, quando anni fa frequentava l’oratorio. «Poi era diventata un po’ più timida e introversa, e non aveva più frequentato, ma come capita ai ragazzi di oggi, per cui non è così facile relazionarsi. Ma era sempre ben seguita e circondata dall’amore dei suoi cari»