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Senza fine. Senza una ragione. Senza ritegno

Senza fine. Senza una ragione. Senza ritegno

Fanno vivere male. Provocano nausea, ribrezzo, vergogna. E anche scontri istituzionali interni allo stesso ente locale. I rifiuti a Messina sono tutto, una iattura, la maledizione del Fato cinico e baro, uno spreco enorme di risorse, un attentato quotidiano al decoro e all’immagine di una città che ambisce ad essere metropolitana e turistica. Tutto fuorché una risorsa, come lo sono invece in tante altre realtà italiane ed europee.

Ci ritroviamo, come accade ormai puntualmente da decenni, nel bel mezzo di una nuova intollerabile emergenza “a singhiozzo”, una di quelle che sembra avere mille spiegazioni e poi, in realtà, non ne ha neppure una. E così il territorio cittadino è un lenzuolo a chiazze, vi sono zone dove gli autocompattatori passano quotidianamente (e, dunque, non c’è un’interruzione della raccolta causata da qualche sciopero o da imprevisti come può essere la chiusura della discarica) e altre che sono letteralmente sepolte da giorni da montagne di spazzatura sparse fuori dai cassonetti. È vero, la politica regionale continua a non risolvere i problemi strutturali del settore. È vero, la politica messinese continua a cincischiare, tra i ritardi accumulati nei mesi scorsi dall’amministrazione Accorinti e la lentezza esasperante con la quale il consiglio comunale sta esaminando la delibera (largamente emendata) relativa al contratto di servizio della nuova società, la MessinaServizi Bene Comune, chiamata a prendere il posto della disastrata MessinAmbiente.

È tutto vero ma con i disservizi di queste settimane di maggio tali questioni c’entrano poco o nulla, o influiscono solo di riflesso. La verità è che i rifiuti, a Messina come nel resto della Sicilia, possono diventare tante cose: un’arma di ricatto, un gioco al massacro, una guerra di ripicche, un’occasione per lucrare sugli straordinari, un vero e proprio business criminale. E che la città sia sommersa dalla spazzatura, alla fine, è solo la punta dell’iceberg. È tutto ciò che c’è sotto, che resta nascosto o appare e scompare, in un clima di sospetti e di reciproche accuse, che è il male da recidere, se non si vuole finire sempre con l’abbaiare alla luna.

In questo scenario, mentre per lunedì si attende finalmente il voto del consiglio comunale, la “perla” della giornata è il durissimo scontro tra il direttore tecnico di MessinAmbiente Roberto Lisi e il comandante della polizia municipale Calogero Ferlisi, il quale ha scritto ieri una lettera al sindaco e all’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua, oltre che al segretario generale Antonio Le Donne, protestando vibratamente contro il dirigente della società controllata al cento per cento dal Comune. Lisi, rispondendo alle lamentele di uno dei messinesi esasperati per i disservizi di questi giorni, ha puntato il dito contro i mancati controlli da parte dei vigili urbani nei confronti dei troppi cittadini che violano le ordinanze e scaraventano per strada i rifiuti fuori dagli orari prestabiliti e spesso anche in luoghi dove non ci sono neppure i cassonetti. «Non è accettabile – replica Ferlisi – che chi opera in un servizio pubblico, come l’ing. Lisi, si scagli contro la polizia municipale insinuando lo spreco del denaro della collettività». Ferlisi ricorda che la squadra della sezione Decoro urbano da gennaio a oggi, pur tra mille difficoltà, ha elevato 106 verbali per «illecito conferimento dei rifiuti» e ciò è avvenuto «anche in quelle zone nelle quali la raccolta non viene realizzata già da alcuni giorni». Si toglie il sassolino dalla scarpa il comandante: se la città è ridotta così, non prendetevela con la polizia municipale.

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