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Peloritani, il Parco va istituito

Peloritani, il Parco va istituto

«Siamo a un passo dalla meta, sarebbe assurdo vanificare tutto». Il presidente del Comitato promotore del Parco dei Peloritani, Giuseppe Giaimi, si dice certo che, malgrado le ulteriori prevedibili “resistenze” di qualche “lobby” che trova sponde anche nella deputazione regionale, gli sforzi fatti in tutti questi anni possano essere coronati con il raggiumento di un obiettivo storico. Dalla nascita del Parco dei Peloritani, insiste Giaimi, possono derivare soltanto effetti benefici per i territori coinvolti.

Ieri mattina il Comitato promotore si è riunito a Palazzo Zanca, alla presenza dell’assessore allo Sviluppo economico Guido Signorino, per illustrare e approfondire i contenuti del disegno di legge numero 192 del 2013, che all’articolo 77 prevede la creazione del Parco. «L’amministrazione comunale è favorevole – ha evidenziato Signorino – in quanto ritiene che l’istituzione del Parco possa costituire una grande opportunità di sviluppo e tutela del territorio per la valorizzazione della città e della provincia, costituendo anche elemento di attrazione per un crescente flusso turistico».

«In passato spesso si è sfiorato l’obiettivo – hanno spiegato i componenti del Comitato – senza che questo fosse mai stato raggiunto. In Sicilia sono già stati costituiti cinque Parchi regionali, tra cui quello dell’Etna, Madonie, Nebrodi, Alcantara e Sicani, oltre ai quattro nazionali Iblei, Egadi, Eolie, Pantelleria, e oggi avvertiamo l’esigenza di ribadire pubblicamente le motivazioni che hanno indotto un team di buona volontà, formato da studiosi, storici, geografi, economisti, zoologi e forestali, a costituire un Comitato promotore che potesse realizzare l’ambito progetto di inclusione dei Monti Peloritani nel programma dei Parchi, dal quale tra i sistemi montuosi al momento rimarrebbero esclusi solo i Peloritani». Il Comitato ha delineato un’ipotesi di sviluppo che punta «alla difesa e valorizzazione dell’ambiente, delle risorse naturalistiche e delle tradizioni storico-culturali dei Monti Peloritani», una porzione di territorio siciliano dall’enorme rilevanza sul piano etnoantropologico ed ambientale.

«Il mancato inserimento del Parco dei Monti Peloritani nel piano dei Parchi regionali – ribadiscono Giaimi e gli altri componenti del Comitato – comporterebbe l’ulteriore impoverimento demografico delle zone montane, che già stanno assistendo a uno spopolamento quasi inarrestabile. In particolare, avrebbe una ricaduta negativa sui giovani che volessero continuare ad esercitare i mestieri strettamente legati alla nostra terra, all’agricoltura e alla tutela delle aree boschive, giovani che in caso di mancata valorizzazione del territorio sarebbero costretti ad andare via».

E il Parco dei Peloritani è stato uno dei temi trattati anche dal Comitato promotore del Laboratorio metropolitano, composto da Michele Limosani, Tonino Genovese, Giovanni Lazzari, Beppe Fera, Antonio Liga e Michele Bisignano (quest’ultimo ha assunto il ruolo di coordinatore delle attività). “LaborMetro” ha deciso di programmare una serie di iniziative riguardanti l’attuazione dei principi ispiratori della Città-area metropolitana di Messina, «la cui attivazione – è stato detto – sta riscontrando incomprensibili e strumentali ritardi». Nelle prossime settimane si svolgeranno incontri che toccheranno i temi dello sviluppo del territorio, con particolare riferimento, oltre che all’istituzione del Parco dei Peloritani, il raffronto tra gli strumenti di pianificazione strategica esistenti e quelli da “progettare”, la presentazione della proposta del prof. José Gambino sulla realizzazione del Grande Acquario dello Stretto nella Zona falcata, l'istituzione di una Zona economica speciale relazionata con le “Ali” (Aree logistiche integrate), la rigenerazione e rivalorizzazione dei cosiddetti centri minori, i riflessi sul territorio provinciale del Piano regionale dei Trasporti, e la ridefinizione delle funzioni attribuite alla Città metropolitana.

Un progetto di sviluppo della città metropolitana di Messina non può prescindere dalla valorizzazione dei due parchi già esistenti, il parco naturale dei Nebrodi ed il parco fluviale della valle dell’Alcantara. I parchi negli ultimi tempi, infatti, si sono rivelati sempre più dei “sistemi dinamici aperti” in grado di coinvolgere nelle loro strategie di sviluppo non solo l’area territoriale di loro pertinenza ma anche aree esterne che hanno trovato, nelle varie realtà, nell’Ente parco un punto di riferimento istituzionale ed operativo.

Per tale considerazioni Labormetro esprime il pieno sostegno alla istituzione del Parco dei Peloritani portata avanti con coraggio e tenacia da tempo ed ora finalmente accolta favorevolmente dalle commissioni legislative di merito dell’Assemblea Regionale Siciliana. E’ auspicabile che l’ARS possa approvare tale provvedimento in questa legislatura, così come recentemente proposto con grande sensibilità da diversi deputati regionali messinesi, nonostante certe posizioni retrograde che inseguono, in ultima analisi, logiche particolaristiche e che si attardano su una visione datata del nostro territorio che ha condotto alla crisi attuale.

Opporsi con motivazioni risibili e strumentali alla istituzione del Parco dei Peloritani o dei Parchi e riserve naturali in genere, significa non avere compreso che lo sviluppo di una realtà territoriale non può risiedere soltanto nelle infrastrutture, ma necessita anche di una visione strategica e progettuale in grado di identificare le risorse ambientali e naturali esistenti e renderle motore di uno sviluppo economico sostenibile.

Rilanciamo quindi l’idea di una “Provincia dei parchi”, già parte della vision strategica nel Piano Territoriale di coordinamento, cui l’area dei Peloritani andrebbe a costituire la cerniera tra le ioniche e tirreniche, offrendo una seria possibilità di ripresa ai piccoli comuni dell’entroterra condannati, in caso contrario, ad un inarrestabile declino. Una città metropolitana dei Parchi che sposa in pieno le idee di sviluppo dei territori, contenute nelle linee guida della programmazione dell’Unione Europea, che incoraggiano, attraverso la tutela ambientale, lo sviluppo di attività come la produzione agroalimentare di qualità, il turismo culturale, l’artigianato tradizionale.

Siamo consapevoli che diversi Enti regionali sono stati utilizzati in passato come camere di compensazione politica e strumenti clientelari. Tutto ciò, tuttavia, non può essere una valida ragione per non creare nuovi parchi; al contrario ci attendiamo che, a partire da questo caso, la politica regionale sia in grado di introdurre un elemento di discontinuità con il passato e crei le condizioni normative per una governance snella ed efficiente ed una gestione manageriale.

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