Le strade asfaltate, le fontane che tornano a zampillare, i giardinieri del Comune (solitamente “panda” in estinzione) in massa lungo gli spartitraffico e tutti intenti a risistemare le aiuole. Miracoli del Giro d’Italia.
Ma Renato Accorinti è una furia. Non vuol sentir parlare di interventi legati solo alla grande Corsa rosa. Gli è stata rinfacciata – lo abbiamo fatto anche noi, ritenendo doveroso ricordare quell’episodio storico – la sua populistica chiamata alle armi nel 2011, quando da attivista “no Ponte” gridava allo scandalo perché l’amministrazione dell’epoca stava risistemando strade e arredo urbano solo in coincidenza con il passaggio della tappa del Giro.
«Un accostamento ingiusto», lo definisce il sindaco. E spiega il perché: «Lo so bene che è molto più facile star fuori che governare. Ma è fuorviante affermare che noi ci siamo mossi soltanto ora. Sia chiara una cosa: non è arrivato un euro dal Giro. Tutto fa parte della nostra programmazione, che non è certo legata solo al passaggio dei ciclisti. È chiaro che quando si svolge un evento di livello internazionale, fai di tutto per accelerare gli interventi. Ma questo non vuol dire che siamo stati con le mani in mano. Tutte le risorse disponibili, che sono poche, le abbiamo impegnate, scavando il fondo del barile. Abbiamo messo duecentomila euro, poi siamo arrivati a 3 milioni, facendo uno sforzo inaudito, mentre nel passato le risorse venivano sprecate, servivano a oliare gli ingranaggi del clientelismo e di un sistema di corruttele. La città ha un territorio vasto, capisco che non bastano mai gli interventi, che se colmiamo una buca in via La Farina, legittimamente arriva il cittadino residente a villaggio Aldisio e mi dice che faccio schifo perché lì le strade sono dissestate. Ma noi non agiamo su pressione dei portatori di voto, non abbiamo galoppini al nostro seguito. Quello che stiamo facendo fa parte di un tentativo di cambiamento culturale del modo di fare politica e di gestire la cosa pubblica in questa città».
Ma la contestazione è altrettanto legittima da parte di chi la pensa in maniera diversa oppure no? «Ci mancherebbe – replica Accorinti –, io ho fatto 45 anni di proteste ma anche di proposte e se qualcuno verrà a contestare, indicando soluzioni alternative, io sono il primo a scendere in piazza da lui e a stringergli la mano. Ma la cattiveria che circola sui social è inaudita e onestamente non m’indigno per me, anzi io personalmente non mi curo di queste cose e andrò sempre avanti perché fare il sindaco della propria città, l’ho detto e lo ripeto oggi, è la cosa più bella al mondo, quello che mi dispiace è far passare sempre il principio che tutti sono uguali, che tutti rubano alla stessa maniera, che tutti agiscono solo strumentalmente o per fini clientelari ed elettoralistici. Io non mi sento né migliore né peggiore degli altri, ma diverso sì. E lo rivendico».