Sfocia in una radicale bocciatura da parte del Genio civile, in relazione al rischio sismico e geologico, quindi di protezione civile, la storia del Piano innovativo in ambito urbano, ovvero l’iter del Progetto integrato di riqualificazione urbana “Stazione marittima-Via S. Cecilia” – comprensivo di opere simbolo come un centro servizi, un parco urbano e un centro direzionale – e il correlato nuovo Piano urbanistico particolareggiato della città, dalla Zona falcata fino alla Zir di Gazzi.
Rischia di finire in una bolla di sapone la programmazione tesa alla riqualificazione e allo sviluppo di questa derelitta fascia urbana e costiera, che fu aggiudicata dal Comune nel 2012 con concorso internazionale di progettazione, grazie al programma nazionale “Porti e Stazioni”. Un piano che venne delineato dall’Amministrazione Buzzanca – in logica connessione con la previsione del tempo che il Ponte sullo Stretto sarebbe stato realizzato, la stazione centrale trasferita e i binari ridotti – e che da quella stessa amministrazione fu affidato tramite il concorso internazionale che richiamò varie “archistar” e mise in palio un milione di euro. Un piano poi “ereditato” nel 2013 dalla giunta Accorinti che però ha chiesto ai vincitori della gara (l’urbanista torinese Benedetto Camerana progettista del Villaggio olimpico di Torino, il gruppo internazionale “Ufo” nato a Milazzo, la paesaggista Erika Skabar e professionisti locali) di rimodulare alcuni obiettivi e di cassarne altri. Il nuovo indirizzo è stato un ridimensionamento dell’edificazione sia nella parte delle opere – dall’accantonamento del porticciolo previsto sul litorale di via S. Cecilia alla riduzione della torre del parco urbano – che nel piano delle nuove residenze previste nelle aree ex Zir e Zis. Così, lentamente, il Piau è andato avanti, da una giunta all’altra. È rimasta la previsione della delibera “74 C” approvata dal Consiglio comunale su proposta dell’ex assessore Corvaja e condivisa da successore De Cola, in base alla quale la cubatura da eliminare dalle colline a rischio, una volta approvata la Variante al Prg, avrebbe potuto essere ricollocata tramite iscrizione dei terreni nella banca dei volumi, proprio nelle aree ex Zir ed ex Zis soggette al Piau. Tutto ciò con un coefficiente di compensazione dello 0,5, ovvero con la riduzione del 50% delle estensioni edificabili. E «compatibilmente con le previsioni di piano».
Ma torniamo all’odierna bocciatura, e alle ragioni del diniego espresso dal Genio civile ai sensi dell’articolo 13 della Legge 64 del 1974. «L’ambito territoriale dell’intervento previsto nel piano particolareggiato in esame – premette l’ingegnere capo – interessa la fascia costiera orientale della città, compresa tra il porto storico e il rione Gazzi. Si tratta di un’area caratterizzata dalla presenza delle infrastrutture ferroviarie della stazione di testa del comune, l’ambito interessato attraversa poi l’intero areale delimitato a sud dall’area ex Zis per tutta la sua lunghezza. Tale area oggi costituisce una cesura tra il waterfront e la retrostante città». Ecco, dunque, alcuni punti chiave, relativi ai 5 ambiti. «L’ambito 1 – premette Santoro – è compreso tra l’attuale stazione Fs e il torrente Portalegni e per tale ambito viene individuata una funzione di servizio pubblico e di nodo di ricucitura tra il centro storico, la zona falcata, il mare e il sistema dei trasporti. La suddetta area è destinata a funzioni pubbliche e turistiche e l’opera di maggiore importanza è rappresentata da un Centro servizi».
Ecco l’allarme: I terreni di sedime di tale ambito – sottolinea l’ingegnere capo – sono caratterizzati da elevato inquinamento da idrocarburi e creosoto; dalla presenza di terreni con caratteristiche meccaniche scadenti (tobe, limi, etc); da rischio di liquefazione a seguito di amplificazione del segnale sismico; da presenza di discariche; di presenze archeologiche con diverse datazioni storiche: di area allagabile a seguito di un’onda anomala o di maremoto, presenza di foci torrentizie». Passiamo all’Ambito 2: «Il suddetto ambito si sviluppa nella parte costiera a valle del fascio di binari della linea ferrata ed è compreso tra la fiumara Portalegni sino ad oltre la fiumara Zaera. È attualmente molto degradato e occupato da manufatti e attività artigianali. Per la maggior parte l’areale risulta di proprietà del demanio marittimo regionale. Il piano propone uno sviluppo orientato al turismo, con l’insediamento di attività recettive per lo sport, il tempo libero e la fruizione del mare. In particolare è previsto uno sviluppo alberghiero ed il recupero ambientale della spiaggia e la creazione di un parco urbano».
Ma pure qui, ricorda Santoro, «i terreni di sedime sono caratterizzati da rischio di liquefazione a seguito di amplificazione del segnale sismico e dalla presenza di falda superficiale; da inquinamento dei terreni e presenza di discariche; area allagabile a seguito di onda anomala o di maremoto, presenza di foci torrentizie». Rilievi identici vengono formulati anche per gli Ambiti 3, 4 e 5 del Piau, prevedenti i primi due “un mix urbano residenziale, ricettivo, direzionale e commerciale” ed il terzo un “altro centro direzionale nelle aree dismesse da Rfi”.
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