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Diagnosi e terapie d’urto per lo Stretto

Diagnosi e terapie d’urto per lo Stretto

Non ci sono speranze per Messina, la Città metropolitana, l’Area integrata dello Stretto, se non s’inverte subito la rotta. Trasporti, infrastrutture, grandi opere ma non solo: quello che si chiede al Governo nazionale, alla Regione siciliana, agli enti e alle istituzioni locali è la comprensione della gravità del momento e della necessità di rispondere con le diagnosi e le terapie d’urto conseguenti. Restare nel guado sarebbe l’ultimo di una lunga catena di errori esiziali, forse il più letale.

È questo l’obiettivo della doppia tavola rotonda organizzata dai movimenti CapitaleMessina e Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno, una mattinata di mobilitazione alla quale hanno aderito organizzazioni sindacali, ordini professionali, categorie produttive, esponenti della cosiddetta società civile, tecnici, esperti, studiosi. Una partecipazione che si preannunzia corale e che rappresenta una sorta di “Stati generali” della città, almeno sul fronte delle questioni infrastrutturali.

«Il Documento di economia e finanza 2017 varato dal Governo Gentiloni e pubblicato pochi giorni addietro – sostengono i promotori dell’incontro che si terrà stamane a partire dalle 9,20 nella chiesa di Santa Maria Alemanna – ha totalmente ignorato le sacrosante istanze di Messina e della Sicilia. Non solo sono state smentite le iniziative, in precedenza promesse, mirate a spezzare l'isolamento che ha causato il degrado sociale ed economico dell'ultimo decennio, ma ha proseguito nell'opera di trasferimento dei pochi enti rimasti. Per questa ragione, Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno e CapitaleMessina hanno chiamato a raccolta la società civile messinese». Da qui la richiesta di “pari opportunità” tra Sud e Nord, tra le regioni sulle quali si concentra gran parte degli investimenti per i prossimi anni e aree strategiche, eppure svilite nella loro potenzialità, come quella dello Stretto di Messina.

Il Ponte torna alla ribalta ma sarebbe riduttivo pensare che l’incontro odierno sia limitato solo a rilanciare la proposta del progetto del collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto, un tema che rischierebbe oltretutto di essere cavalcato, o demonizzato, da chi è già in campagna elettorale per le Regionali e chi lo sarà in vista delle Politiche o delle prossime Amministrative del 2018. Non si può continuare a dividere il mondo tra favorevoli e contrari di un’opera “fantasma”. La questione cruciale è decidere una volta per tutte quali sono le direttrici da seguire per rendere l’area dello Stretto un unicum in grado di competere su tutti i fronti, con collegamenti viari, autostradali, ferroviari, portuali e aeroportuali, degni di tal nome. Decidere, però, significa imboccare un percorso e portarlo fino in fondo. Senza più restare a guardare il futuro che continua a fuggire da queste sponde.

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