Sparisce il Ponte, la Legge obiettivo diventa carta da mandare al macero e, udite udite, per lo Stretto di Messina si prevede «uno studio di fattibilità finalizzato a verificare le possibili opzioni di attraversamento sia stabili sia non stabili». Dopo secoli di discussioni, dopo decenni di progetti e di ingentissime risorse pubbliche letteralmente gettate al vento, dopo una gara internazionale espletata, dopo la scelta del General Contractor, e con il rischio, tuttora mai fugato, di dover pagare penali salatissime, cosa fa il Governo nazionale? Cancella tutto e riparte da zero. Quelle poche righe inserite nel nuovo Documento economico-finanziario hanno l’atroce sapore della beffa che si aggiunge ai danni subiti ormai da troppo tempo dal popolo dello Stretto. Il governo Gentiloni incredibilmente ritiene di dover affidare a qualche “illuminato” (e ben retribuito) professionista il compito di studiare «le possibili opzioni di attraversamento». Fosse stato il primo giorno del mese, avremmo pensato a un “pesce d’aprile”. E invece è tutto vero. Comicamente e tragicamente vero.
Il ministro dei Trasporti Delrio sta seguendo scientificamente il progetto di svilire e mortificare l’area dello Stretto. E in questa direzione va anche l’altra scelta, quella di chiudere qualsiasi spiraglio alla possibilità di portare l’Alta velocità ferroviaria da Salerno a Reggio Calabria (ci si limiterà soltanto a qualche opera di “velocizzazione”).
Delle 119 opere strategiche, per un importo complessivo di 35 miliardi, inserite nel Def, gran parte sono ubicate nel Centro-Nord. Il Documento anticipa il nuovo Piano generale dei trasporti, ridisegnando l’intera mappa delle priorità infrastrutturali del Paese e smentendo, nei fatti, tutti gli impegni dichiarati in favore della crescita del Meridione, della Calabria e della Sicilia. A meno che non si voglia spacciare per opera grandiosa di rilancio la previsione delle nuove Ciclovie. È utile passare in rassegna alcune delle grandi opere che riguardano altre regioni. Va avanti la Torino-Lione anche se la «project review è finalizzata a verificare la funzionalità merci e a ridefinire i costi dell’intervento». Va avanti anche il Terzo valico. E se la Statale Jonica 106 sarà rivista per ridurre costi e tempo di intervento (ovviamente collocata nel Sud), va avanti come opera fortemente prioritaria l’Alta velocità Milano-Venezia. Il Governo si mette la medaglia “meridionalista” della velocizzazione dei lavori della Ferrovia veloce Napoli-Bari (che ha “ucciso” l’ipotesi alternativa, quella che avrebbe dovuto potenziare l’asse Salerno-Reggio Calabria-Palermo). E tra i Corridoi ferroviari da tempo considerati altamente prioritari ecco il Brennero, la Venezia-Trieste, la velocizzazione dell'Adriatica, la Cagliari-Sassari-Olbia, il nodo ferroviario di Milano, l'upgrading della direttissima Roma-Firenze. E le autostrade? Conferme piene per la A22 Bolzano-Verona, per il collegamento Campogalliano-Sassuolo, per la nuova tratta Piovene Rocchette-Val d'Astico, per il potenziamento della A4 Venezia-Trieste, per la Pedemontana veneta, per la Pedemontana lombarda, per la riqualificazione della Ravenna-Venezia, per il potenziamento della E78 Grosseto-Fano, per la Pedemontana delle Marche. E il Sud? Dove siamo? In quale mappa geografica del Governo? Facciamo parte dell’Italia unita? In compenso, ci sono le Ciclovie: quella dell'acquedotto pugliese, 500 chilometri di piste fra Campania, Basilicata e Puglia; la ciclovia del Sole, 668 chilometri da Verona a Firenze; la ciclovia Ven-To, 680 chilometri da Venezia a Torino; il Grab (Grande Raccordo anulare delle biciclette), 45 chilometri di piste nella Capitale. Questi tragitti entrano a far parte della rete ciclabile europea EuroVelo. In fase di progettazione per l'ingresso in questa rete anche l'anello ciclabile del Garda, 140 chilometri fra Lombardia, Trentino e Veneto. Un altro genere strategico e fortemente raccomandato dal “Def infrastrutture” è quello dei collegamenti ferroviari per gli aeroporti. Investimento politico di primissimo piano nel ministero Delrio è poi quello delle città. Delrio e Cascetta, con il rilancio in grande scala dei 14 piani di “cura del ferro” per le Città metropolitane (opere ferroviarie urbane e metropolitane) intendono rivitalizzare «uno spezzone determinante della politica urbana su scala nazionale. Sempre, al primo posto, in questi piani, il rinnovo e il potenziamento del parco rotabile». Ma il Def assomiglia tanto alla pietra tombale di qualsiasi piano di sviluppo socio-economico di Messina e dell’Area integrata dello Stretto. Speriamo di sbagliarci.