La discarica di Mazzarrà rischia di provocare un disastro ambientale. La montagna di rifiuti accumulata per anni nel sito di contrada Zuppà gronda liquami di “percolato” che scorrono a cielo aperto nell’alveo del torrente Mazzarrà. Si rischiano danni irreversibili nel silenzio della presidenza della Regione che, sorda alle sollecitazioni del ministero dell’Ambiente, l’ultima di ieri, ha fissato per domani alle 12 un nuovo tavolo tecnico per stabilire interventi a medio e lungo termine. Presidenza della Regione che invece doveva emettere una ordinanza di Protezione civile per consentire l’immediato prelievo e trasporto presso lo stabilimento di riciclaggio di Lamezia Terme dei liquami di percolato accumulato e non smaltito. La società mista TirrenoAmbiente, che dopo aver fagocitato milioni di euro serviti anche come companatico sulla mensa della cosca mafiosa locale, non è più, infatti, nelle condizioni di affrontare l’emergenza ambientale per mancanza di risorse economiche, tanto che da ieri alle 8 ha “staccato” la spina alle pompe di sollevamento che provvedevano a prelevare e immettere i liquami di putrefazione prodotti dai rifiuti nelle vasche biologiche destinate al trattamento del percolato. L’operazione di spegnimento delle pompe di sollevamento dell’impianto si sarebbe resa necessaria per evitare che il percolato stoccato provvisoriamente nelle vasche biologiche tracimasse. Infatti le stesse vasche di stoccaggio – anche a causa della pioggia di questi giorni che ha aumentato la produzione di percolato – non sarebbero riuscite a contenere i nuovi copiosi afflussi.
Gli effetti di questa operazione di “distacco” delle pompe che hanno finito di assolvere ad una funzione vitale per la sicurezza dell’ambiente, sono stati disastrosi. Il livello del percolato che inizialmente si accumula alla base della montagna di rifiuti si è innalzato provocando la fuoriuscita incontrollata. I liquami scorrendo alla base della copertura conica che copre e contiene i rifiuti hanno iniziato a fuoriuscire dai teli che sigillano l’enorme cumulo di rifiuti raggiungendo un pozzetto coperto da una grata che doveva servire come drenaggio per l’acqua piovana e che invece è diventato un micidiale condotto fognario che scarica i veleni direttamente nell’alveo del torrente Mazzarrà. Ieri mattina sul posto si sono portati i carabinieri della Compagnia di Barcellona al comando del cap. Valletta, i tecnici dell’Arpa, sindaci e tecnici del Comune di Furnari, che da settimane stanno monitorando lo stato della discarica.
La quantità di percolato che fuoriesce dalla discarica nell’arco delle 24 ore – si stima - dovrebbe essere di circa 20 metri cubi. Di fatto, la sostanza che raggiunge il torrente risulta in gran parte diluita nell’acqua e al momento non lascia tracce evidenti pur attraversando un territorio che di fatto rischia l’avvelenamento. Lo stesso Comune di Mazzarrà retto da una Commissione straordinaria ha dovuto adottare ordinanze per consentire l’aumento di volumetria delle vasche destinate allo stoccaggio. L’ultima dello scorso primo aprile. Il Comune non ha più risorse tanto che è destinato a breve a dichiarare lo stesso di dissesto. L’ente è oramai lontano dai tempi d'oro in cui le “royalties” che provenivano dalla stessa società mista TirrenoAmbiente consentivano di spendere ingenti somme di denaro per opere che non hanno dato i frutti sperati e per creare l'illusione di posti di lavoro.