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Calcioscommesse a Messina, perquisizioni e sequestri

Calcioscommesse a Messina, perquisizioni e sequestri

Perquisizioni e sequestri a tappeto in studi professionali e abitazioni private della città.

Un “mare” di carte, agende, tablet, computer, prelevato da decine di finanzieri in azione per parecchie ore su mandato della magistratura.

Tutto questo come primo atto “visibile” della nuova clamorosa inchiesta sul Calcioscommesse a Messina, che vede indagate una quarantina di persone tra professionisti, calciatori, scommettitori illegali e anche, a quanto pare, alcuni titolari di agenzie-scommesse cittadine.

Al centro, per adesso, un solo nome rivelato, quello del calciatore Arturo di Napoli, per tutti “Re Artù”, eccezionale centravanti d’oro del Messina che giocava e vinceva con le grandi in serie A.

È il suo nome infatti quello che compare nelle decine di decreti di perquisizione e sequestro firmati dal sostituto procuratore Francesco Massara, il magistrato che nei mesi scorsi ha aperto un corposo fascicolo, che si va ingrossando sempre più negli ultimi tempi, dopo le segnalazioni di possibili “combine” su alcune partire disputate dall’Acr Messina nel campionato di Lega Pro.

I finanzieri hanno lavorato tutta la giornata di martedì per effettuare le perquisizioni in città, che sono state molto minuziose, sia in studi professionali, a quanto pare soprattutto di commercialisti, che in abitazioni private di scommettitori, vincitori di forti somme. E non si sono limitati solo agli uffici o alle abitazioni, ma hanno passato al setaccio anche le auto e i mezzi di proprietà degli indagati.

In questa fase l’inchiesta è solo al suo primo step, con una contestazione ipotizzata dal sostituto Massara che va dall’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva (la legge di riferimento è la n. 401 del 1989) fino alla truffa, ma con un ventaglio di ipotesi di reato che probabilmente è destinato anche a mutare nelle fasi successive degli accertamenti investigativi.

Al centro della contestazione a tutti gli indagati c’è l’ipotesi associativa con il calciatore Arturo Di Napoli, dopo che - secondo la Procura -, finalizzata ad alterare, con mezzi fraudolenti, gare del campionato di Lega Pro del Girone C, disputate dall’Acr Messina.

Secondo la Procura sarebbe stato in concreto “predeterminato” il risultato, con l’effettuazione di scommesse sportive, anche impegnando forti somme, ovvero migliaia di euro, quando si era già a conoscenza del risultato finale degli incontri di calcio, provocando profitti illeciti con danni rilevanti per i gestori delle agenzie di scommesse.

Il periodo preso in esame in questa fase dell’inchiesta va dal 1. dicembre del 2015 fino al 30 maggio del 2016, ma forse è destinato ad allargarsi con il passare dei mesi.

Secondo indiscrezioni al centro di questa inchiesta ci sarebbero, almeno per il momento, principalmente le scommesse che sono “girate” su quattro partite “incriminate”. Vale a dire: Casertana-Messina del 21 dicembre 2015, finita 4 a 1; Messina-Martina Franca del 9 gennaio 2016, finita 3 a 0; Messina-Benevento del 16 gennaio 2016, quando i peloritani subirono un pesante 5 a 0; e infine Messina-Paganese del 14 febbraio 2016, che finì 2 a 2 e che registrò il segno “2” nei primi 45’ e la “x” finale, con Federbet che alla viglia aveva segnalato flussi anomali di giocate proprio su questa “combo”.

Il personaggio

Arturo Di Napoli, ex bandiera del Messina con cui ha conquistato la promozione in Serie A nel 2004 e di cui è stato allenatore dall’agosto 2015 al marzo 2016, è uno dei personaggi del mondo dello sport su cui sta indagando la Procura di Messina. Buonissima carriera da calciatore (per lui presenze anche con Inter e Napoli, oltre che con Vicenza, Empoli, Piacenza, Venezia e Palermo), Di Napoli è stato uno dei grandi protagonisti della straordinaria cavalcata del Messina di Mutti dalla B alla A. Nell’anno della promozione segna 19 reti e nella stagione successiva è uno degli artefici del 7° posto nella massima serie (per lui 9 gol). L’8 agosto 2015 diventa ufficialmente l’allenatore del Messina dopo aver sostenuto la cordata che acquisisce la società. Il 9 marzo lascia però la panchina a seguito della squalifica di 4 anni nello scandalo calcioscommesse “Dirty Soccer” (per fatti risalenti a quando allenava il Savona), ridotta in secondo grado a 3 anni e sei mesi.

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