Ancora una quindicina di lavoro demolitorio, poi lo smaltimento finale delle macerie. Quindi, alla fine di aprile o ai primi di maggio, le aree costiere della Falce deturpate dall’Inceneritore comunale da circa un quarantennio verranno restituite alla città. Più precisamente, alla Real Cittadella spagnola alla quale appartengono. E con questo nuovo progresso, dopo la demolizione dell’ex degassifica Smeb, anch’essa in parte dentro alla Real Cittadella, si aprirà finalmente la via alla bonifica integrale: suolo e sottosuolo. Di quel litorale che racchiude la più grande fortificazione spagnola mai realizzata, tra il 500 e il 600, in riva al Mediterraneo. Destinata, dal recente Patto per la Falce, alla realizzazione del “Parco storico-naturalistico della Real Cittadella”. E senza più paralisi nel nome o con la scusa dell’inquinamento.
Buone notizie arrivano, dunque, dai cantieri aperti dall’Assessorato regionale dell’Energia il 18 dicembre 2016, quelli affidati all’impresa peloritana Messina Sud di Mili San Marco. Quell’orrendo “palazzo a 5 piani” che fu l’Inceneritore costruito dal Comune negli anni 80, è ormai solo un troncone quadrangolare di cemento armato venuto fuori dalla selva di silos e ciminiere che prima lo contornava. L’obbrobrio delle tubazioni da cui passarono per pochi anni fumi e diossine tra le fortificazioni volute da Carlo V è già cancellato, adesso tocca all’abbattimento della struttura portante. I primi ad essere soddisfatti, da messinesi, sono gli stessi operai dell’impresa di Piero Todaro che vengono diretti dall’ingegnere Salvatore Carbone in attuazione del progetto di demolizione redatto per conto dell’impresa vincitrice dell’appalto (oltre 300.000 euro) da un altro professionista messinese, l’ing. Marco Panetta. Il responsabile del procedimento è invece un funzionario dell’assessorato regionale, Salvo Puccio.
Se l’orizzonte è positivo, il quadro, però, presenta un punto interrogativo. Non sui lavori ma sulla chiusura reale della “pratica-inceneritore”.
In breve, che ne sarà della grande vasca sotterranea che conteneva le cataste dei rifiuti prima che fossero inceneriti? L’attuale appalto non la sfiora perché comprende la demolizione di tutte le sovrastrutture ma non lo smontaggio delle parti sotterranee dell’impianto. Anche se di spazzatura non se ne vede più, è evidente che questo sottosuolo così come quello su cui fino a pochi mesi fa sorgevano i serbatoi della Smeb vanno liberati da strutture o da tubazioni “infernali”, non solo analizzati come faranno al più presto, in sinergia, l’Università e l’Autorità portuale, grazie ai laboratori dell’Ateneo e a gare d’appalto.
Su questi due terreni devono sorgere il Parco storico-naturalistico della Real Cittadella e altre strutture di pubblica fruizione e nessuno scheletro potrà restare conficcato nel sottosuolo. Delle nostre terre liberate.
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