Sarà solo un caso, ma almeno un appartamento per ogni palazzina, alle “case fantasma” di Zafferia, ha la sua bombola d’ossigeno pronta, accanto al letto di un anziano o di un bambino. Così come, sarà solo un caso, che in quasi tutte le abitazioni dove ieri si è svolto l’atteso sopralluogo dei vertici dell’Iacp, ci siano mucolitici, farmaci per l’aerosol e antiasmatici in bella vista.
I residenti respirano da anni l’odore di muffa e umidità che ormai ha impregnato anche quelle stanze che, almeno una volta tre mesi, vengono ripitturate dagli inquilini. Ovviamente da quelli che se lo possono permettere. Perché, per altri, le pareti sbucciate dall’acqua sono “muri” con cui fanno i conti da anni e di cui non possono avere colpa.
È vero che alcuni appartamenti sono stati “modificati” dai residenti, ma altri sono intatti, e in tutti, indistintamente, le pareti, portano segni ben chiari. Segno che lì, quelle palazzine, probabilmente, non dovevano nascere o, semplicemente, che sono nate “male”. E invece sono state costruite, senza che alcuno si opponesse o denunciasse quello che sarebbe successo.
Ieri, probabilmente, se ne sono resi conto anche il commissario dello Iacp Venerando Lo Conti, la dirigente Maria Grazia Giacobbe e, all’apparenza un po’ meno, il geometra Elio Sidoti. Le chiamano “Case fantasma” perché, per alcune, mancando l’abitabilità, non sono mai stati registrati i contratti, ma dovrebbero chiamarle così anche perché sembrano realtà “invisibili” alle Istituzioni: stanno arroccate lì dove, non è solo una metafora, l’acqua scorre sotto i ponti e le abitazioni, senza che cambi nulla. E nulla, almeno a breve, cambierà.