E Topolino si cava gli occhi, “a sangue”, davanti allo scempio di Capo Peloro, a quell’edificio squarciato e ridotto a discarica che sorge lì dove un tempo fu il cantiere Seaglight.
Fa riflettere il giovane anonimo autore del nuovo murales realizzato sui mattoni grigi della facciata posteriore dell’edificio-ghetto della Punta, quella che guarda alle case e non allo Stretto di Ulisse, di Cariddi e di Scilla. Uno dei più bei simboli dell’infanzia e della sua purezza, Mickey Mouse, che compie un atto autolesionista così violento, quasi preferisca la cecità al non volersi guardare attorno, rende bene lo stato d’animo di tantissimi messinesi che, passando da qui, da decenni, avvertono nausea e... dolore. Perché questa cartolina di devastazione della Punta è il simbolo della morte dello spirito di Messina. In tanti, da decenni, si chiedono: può il sito costiero più suggestivo della Sicilia e forse di tutti gli Stretti del mondo, che appartiene all’anima dei messinesi prim’ancora che al Demanio regionale essere trattato come fosse l’ex discarica di Portella Arena? Siccome non può, è ovvio, qualcosa, nella palude, si è mossa. Gli spunti di novità e cambiamento sembrano due.
La gara in corso
Rispetto ai due progetti di riqualificazione da tempo presentati al Dipartimento Ambiente della Regione, tramite l’ufficio territoriale (oggi Uta) di Messina, la Città Metropolitana, ovvero l’ex Provincia, ente gestore della Riserva di Capo Peloro, non ha espresso un “no” pregiudiziale. «Per un’istanza – spiega il dirigente Aree protette, Armando Cappadona – l’ufficio Riserva ha richiesto integrazioni mentre per l’altra ha formulato prescrizioni. La procedura è in corso e di più non posso dire. In ogni caso, stiamo garantendo un attento esame per ciascuna delle due progettazioni tese a riqualificare l’area dal degrado che la affligge». Ma c’è anche il quotidiano: alcuni operai prelevano settimanalmente i rifiuti. «E contiamo anche – spiega Cappadona – di rimuovere le mattonelle a pezzi di un vecchio lido presenti sulla spiaggia».
Piano Spiagge
Da questo vitale strumento di pianificazione e tutela può passare la rinascita radicale non solo di Capo Peloro, ma di tanto “waterfront” di Messina. Su di esso l’ex Provincia ha presentato un’osservazione che sembrava precludere ad ogni nuova concessione in aree di Preriserva come l’ex Seaflight. «Ma noi facciamo riferimento – spiega Cappadona – alle attività dei lidi affinché si mantenga, anche tramite compensazioni, l’attuale presenza quantitativa. E in questo rispettiamo fedelmente le linee guida della Regione per le aree di Pre Riserva». Insomma, non bisognerà sottrarre ulteriori spazi alle spiagge libere. Se invece da questa osservazione fosse derivato un muro a ogni progetto di recupero dell’area Seaflight, ciò sarebbe equivalso a congelare chissà per quanti ancora la nauseante palude.
I due progetti
Il primo a presentare l’istanza, facendo scattare la pubblicazione all’albo del Comune e del Demanio (tra il 24 febbraio e il 25 marzo 2016) è stato il Circolo nautico Asd Capo Peloro di Salvatore Idone. Il progetto prevede il riuso dei manufatti ex Seaflight per dar vita ad un Centro per lo svolgimento di attività sportive collegate al mare quali vela, windsurf, kitesurf, nuoto, canotaggio, beach volley, beach soccer e pesca sportiva.
Amir srl di Armando Arcovito propone un Centro policulturale. Anzitutto una parte coperta di 2.000 mq, resa possibile dal riuso degli attuali manufatti e la sola copertura, trasparente, dell’Ex Cantiere, e all’esterno un Giardino. Nella parte coperta una “zona convegni e teatro” con un palco adatto ai concerti; una “zona espositiva” in cui allocare un Museo del mare e mostre d’arte; laboratori di biologia marina e area dello Stretto