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Crisi, i centristi rincarano la dose

Addio allo scudo crociato, ecco i centristi

Ritengono che il sindacato abbia evidenziato elementi critici che il gruppo consiliare denuncia da tempo. A 12 giorni dal voto in aula che ha li ha visti confermare con con un sì la mozione anche da loro proposta per far decadere il sindaco la sua Giunta e lo stesso civico consesso, i Centristi avvalorano i motivi della loro scelta. E lo fanno prendendo spunto dai dati emersi nel corso del convegno della cisl che fotografano una città che sta vivendo una crisi senza precedenti. Con un messinese su due a rischio povertà e più della metà della popolazione che ha superato i 65 anni. Tutto ciò, per il gruppo centristi a palazzo zanca, scaturisce da un inattuato programma di investimenti di sviluppo per la città, motivo basilare della sfiducia ad Accorinti ed alla sua azione politica. Il quadro prospettato dal sindacato non fa altro che confermare che il metodo amministrativo e politico visto negli ultimi anni non ha funzionato e che non basta concludere, burocraticamente, procedure documentali nate parecchi anni fa. Il riferimento è a quelle opere come svincoli, Porto di Tremestieri e Via Don Blasco che, pur non essendo ancora state realizzate sono quasi arrivare a ridosso dell'apertura dei cantieri, ma che secondo il gruppo consiliare ci sarebbero arrivate comunque. Per Mario Rizzo, Andrea Consolo, Libero Gioveni, Franco Mondello e Mariella Perrone bisognava favorire investimenti extra comunali e privati con lo scopo prioritario di incrementare l’offerta occupazionale locale. L'amministrazione avrebbe dovuto proporre un programma straordinario di accordi istituzionali con Regione e Stato per favorire gli investimenti di imprenditori interessati a progetti di sviluppo turistico e commerciale nelle moltissime aree abbandonate della città. Il riferimento e all'area della cittadella fieristica, a quella dell'ex Sanderson, la Zir, la zona falcata, e i 60 chilometri di costa sui quali si estende il territorio comunale. La nota dei centristi si chiude con la considerazione che il mandato amministrativo, che si era proposto come quello del cambiamento si è invece dimostrato impercettibile e complice di un peggioramento sociale ed economico. Proprio come testimoniano i dati della Cisl.

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