Il direttore artistico della Prosa ha inviato una lettera ai vertici del Teatro
Messina
Non si sente affatto “fuori servizio” Ninni Bruschetta, da direttore artistico della Prosa al Teatro Vittorio Emanuele. Anzi. Nella lettera che ieri mattina ha inviato ad una lunga serie di soggetti, tra cui un funzionario e i vertici dell’Ente, oltre che all’assessore regionale Barbagallo e al sindaco Accorinti, traspare ben altro. Insomma, nell’eterna tragedia del Vittorio agonizzante, che non è affatto un romanzo d’appendice ma la realtà, s’inserisce anche il suo pensiero, molto amaro, sul cosiddetto stato delle cose.
«La revoca ha offeso la mia dignità, professionalità e immagine pubblica»
La comunicazione scritta del 30 gennaio 2017 – scrive Bruschetta – in riferimento alla delibera commissariale n.1 del 17 gennaio 2017, «mi era già pervenuta attraverso gli organi di stampa. Nessuna comunicazione, infatti, ha preceduto la conferenza stampa durante la quale il Commissario Jervolino, con mia sorpresa e rammarico, ha offeso la mia dignità, la mia professionalità e la mia immagine pubblica, nonché la chiara fama che mi porta ad essere direttore del Teatro di Messina».
Poi entra nel merito: «Come si evince dalla stessa delibera la motivazione della presunta “revoca” attiene alla cosiddetta spending review, quindi non ha nulla a che vedere con il “rapporto fiduciario”. Se si fosse trattato di spending review, qualcuno sarebbe dovuto venire a chiedermi almeno se fosse stata mia intenzione rivedere al ribasso il mio contratto, prima di pensare a una “revoca”».
Ancora un altro passaggio: «Il rapporto di fiducia dell’organo deliberante (si tratta del CdA dell’Ente, n.d.r.) nei miei confronti, fondato sulla correttezza e la competenza del mio operato nonché sul clamoroso successo delle mie stagioni, non è mai venuto meno ed è stato confermato dall’organo deliberante con la proroga del contratto».
«Tra l’altro anche dopo la nomina del commissario Jervolino – afferma ancora Bruschetta –, per quanto egli non rappresenti lo stesso organo, la mia disponibilità e il mio spirito di collaborazione si sono incontrate come in uno specchio (direbbe Amleto) con il commissario stesso, proseguendo quindi lo stesso rapporto di fiducia e tutto il lavoro necessario all’attuazione della mia stagione, come testimoniano anche gli atti ufficiali successivi alla delibera in oggetto».
Bruschetta poi contesta fermamente un punto-chiave dell’intera vicenda, sempre facendo riferimento alla delibera: «Al 6° comma della stessa delibera si legge la seguente affermazione “Considerata la gestione economicamente disastrosa della programmazione artistica 2015/16”. A prescindere dai ragionevoli dubbi riguardo alla “gestione economicamente disastrosa” e al modo in cui questa viene definita in un atto pubblico, non si capisce quale attinenza abbia la stessa con l’incarico di consulenza artistica regolato da un contratto d’opera intellettuale. Se tale considerazione fosse riferita al rapporto fiduciario si tratterebbe di una motivazione che non attiene ai compiti del direttore artistico e così com’è formulata potrebbe arieggiare la fattispecie di una calunnia».
Poi chiosa: «Il mio lavoro continua per dovere e per necessità e il nostro contratto non può essere tradito né, come ho già detto, rescisso unilateralmente senza il venir meno del rapporto fiduciario. E codesto venir meno non può certo essere un’iniziativa individuale ma deve provenire da “gravi motivi”, per ciò stesso evidenti e dimostrabili».
I due esempi: Fiorello e Amleto
Nella lunga missiva Bruschetta fa un paio di esempi concreti su come proprio la sua presenza ha creato le condizioni nei mesi scorsi per dei risparmi e dei guadagni al Teatro. Ecco i due casi citati: «Lo spettacolo di Beppe Fiorello viene venduto a 14mila euro a replica. Grazie al mio rapporto personale con l’artista e il produttore (Marco Balsamo), il Teatro lo ha pagato 10mila a replica... per giungere a un incasso complessivo di 63mila, contro i 50mila spesi». Bruschetta cita poi «gli introiti derivanti dal film realizzato durante le prove di Amleto, presentato alle anteprime del MAXXI a Roma, curate da Mario Sesti, direi “indegnamente” affiancato a Mel Gibson e Danny Boyle, tanto per citare due nomi. Le vendite televisive di un film costato all’incirca 80.000 euro potrebbero essere un’entrata propria del Teatro ed è molto probabile, viste le richieste giunte subito dopo la proiezione, che si tratti di cifre significative».