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E alla fine tutto ruota
attorno a... Genovese

E alla fine tutto ruota attorno a... Genovese

Concluso Sanremo, comincia a Messina il Festival della “sfiducia”. Prevarranno i Sì o i No? Si andrà a nuove elezioni a giugno? Accorinti completerà il suo mandato fino all’estate del 2018? C’è chi canta, chi sussurra, chi rimane in silenzio. Ma la risposta agli interrogativi oggi è ancora affidata al vento, come recita il titolo della più famosa canzone di Bob Dylan, “Blowin in the wind”.

E si assiste a scene paradossali, il dibattito sui social assume toni surreali, come quello utilizzato in un suo “post” dal capogruppo di Forza Italia. Va citato perché è significativo, e poi spiegheremo il perché.

«Tutto scorre nulla permane – scrive Trischitta –, Accorinti e tutti gli accorintiani pregano San Francantonino affinché Genovese non faccia votare la sfiducia. Santa Cecilia e Santa Lucia da domani inizieranno a recitare il rosario ininterrottamente sino a mercoledì facendo pregare con loro tutti gli indecisi. L’Ivana Risitrump dispensa complimenti, baci e abbracci a Vaccarino, Pagano, Carmelina David e Contestabile. I gesuiti della giunta sono stati mobilitati e non è esclusa una partecipazione a sorpresa al consiglio comunale del Dalai Lama».

Tra ironia e sarcasmo, Trischitta solleva la vera questione politica del momento: l’esito della mozione di sfiducia dipende da cosa decideranno i consiglieri comunali di più stretta osservanza “genovesiana”. Insomma, di cotto o di crudo, alla fine tutto sembra passare, sempre e comunque, dalle segrete stanze di via I Settembre, con Genovese che resta l’ago della bilancia della politica messinese. Ci sono due aspetti, entrambi paradossali, in questa analisi. Il primo: Trischitta è il capogruppo di Forza Italia e, dunque, dovrebbe essere lui il referente principale del partito di cui è diventato leader il parlamentare nazionale, dopo il suo passaggio dal Pd. E invece sembra appartenere a un’altra forza politica, al punto che “ironizza” sui suoi colleghi “indecisi”, Vaccarino, Pagano, Carmelina David e Simona Contestabile. E poi scherza anche sul suo leader, nel momento in cui collega le “preghiere” degli accorintiani a “San Francantonino”. E il secondo paradosso è che tutto ciò accade indipendentemente dalla volontà dello stesso parlamentare, a cui si può dire di tutto tranne di aver condizionato i consiglieri comunali in merito alle scelte politiche degli ultimi mesi a Palazzo Zanca.

È evidente, però, che saranno proprio gli “indecisi” a spostare di qua o di là la bilancia della “sfiducia Sì” o “sfiducia No”. Secondo gli ultimi calcoli fatti, e dando per scontato il voto favorevole anche degli altri due esponenti del Partito democratico (Gennaro e Cardile, oltre alla capogruppo Antonella Russo che ha firmato la mozione), i “Sì” raggiungerebbero quota 24. I “No” potrebbero arrivare a 11, se agli otto sicuri (Abbate, Amadeo, Burrascano, Caccamo, De Leo, Fenech, Rella e Risitano) si aggiungessero i tre che hanno manifestato più volte, anche pubblicamente, il loro netto dissenso nei confronti della giunta Accorinti ma ancor più verso una mozione di sfiducia che sarebbe frutto della totale improvvisazione e arriverebbe ormai fuori tempo massimo, solo per consegnare la città all’ennesimo commissario regionale. I tre in questione sono la capogruppo dei Fratelli d’Italia Elvira Amata e i consiglieri Pietro Iannello e Pierluigi Parisi.

Ventiquattro Sì, undici eventuali No, la somma fa 35. Ne mancano cinque. La presidente del consiglio Emilia Barrile dovrebbe astenersi. E, dunque, ne mancano quattro, ma solo tre, in fondo, per raggiungere il quorum valido, quello dei 27 Sì. Ecco, dunque, che diventano decisivi i quattro “indecisi”, quelli citati da Trischitta: due donne, Simona Contestabile e Carmelina David, due uomini, Benedetto Vaccarino e Francesco Pagano. Domani, si dice, dovrebbe riunirsi Forza Italia e lì si capirà se vi è un’indicazione perentoria o se i consiglieri verranno lasciati libere di decidere come meglio credano.

Una cosa è certa: chi vincerà dirà che è merito o colpa di Francantonio. Gli accorintiani rinfacceranno ai Centristi e al Pd di aver vinto in virtù della «inconfessabile» alleanza con Micciché-Genovese. Il Centrosinistra e le altre componenti scese in campo per il Sì accuseranno Accorinti e i suoi di aver utilizzato ancora una volta (come accaduto per le delibere più importanti, per i bilanci e per il Piano di riequilibrio) i voti di Genovese. Scommettiamo che sarà così?

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