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Sfiducia, il traguardo dei 27 Sì è più lontano

Tu chiamale se vuoi (e)mozioni. Ma non c’entra nulla la bellissima canzone del grande Lucio Battisti. Qui si parla di “sfiducia”, da settimane ormai, in modo sempre più estenuante e poco convinto dagli stessi promotori (con alcune eccezioni, ovviamente) del documento anti-Accorinti. Il parere espresso ad alta voce, durante la conferenza stampa di sabato mattina, dal parlamentare nazionale Gianpiero D’Alia era, in qualche modo, esemplificativo. «Se volete sapere come la penso, la sfiducia non passerà in Consiglio», un’affermazione realista fatta dal leader al quale fanno riferimento i consiglieri di quel gruppo, i Centristi per la Sicilia, che insieme con i colleghi del Nuovo Centrodestra-Area popolare, sono stati i primi firmatari della mozione.

Ieri sera si è tenuto il tavolo del Centrosinistra con all’ordine del giorno, e non poteva essere altrimenti, la sfiducia al sindaco. La posizione ufficiale è quella ormai nota: Pd, ex Udc-oggi Centristi, Ncd-Area popolare, Pdr-Sicilia Futura, sono tutti per mandare a casa Accorinti e la sua Giunta. Una posizione che verrà riassunta in un documento unitario in corso di preparazione.

Ma al di là dell’ufficialità, è evidente che il muro del Sì alla sfiducia è tutt’altro che solido, resistente e compatto. Il primo distinguo viene dal Megafono, il movimento del presidente della Regione Rosario Crocetta: «La nostra linea è quella di non sfiduciare mai sindaci e amministratori, se non per gravissimi motivi». Il governatore siciliano fino a ieri sera non aveva voluto pronunciare neppure una parola sul caso che tiene banco al Comune di Messina: «Non voglio ledere alcuna prerogativa di autonomia della città e dei consiglieri comunali». Ma l’indirizzo di Crocetta è lampante: «Devono esserci ragioni molto serie per interrompere in modo traumatico il mandato di chi è stato eletto dal popolo, qualunque sia poi il giudizio su Accorinti, su altri sindaci o su di me».

Beppe Picciolo, leader di Sicilia Futura, fa un ragionamento più ampio: «Abbiamo convenuto con le altre forze rappresentate al tavolo che il Centrosinistra deve assumere una posizione unitaria, sia nel caso in cui la sfiducia dovessere passare in consiglio sia se la mozione dovesse essere respinta. Non possiamo presentarci divisi, senza un progetto chiaro e coerente, la gente non capirebbe, anzi già non capisce alcuni passaggi che stanno trasformando il “carnefice” in “vittima”. Voglio dire che l’impressione di diversi cittadini che abbiamo incontrato in questi giorni è che sia stato fornito un assist ad Accorinti che si gioca la carta del “martirio”, anziché spiegare il perché del calo della sua popolarità e delle condizioni disastrose della città». Un ragionamento, dunque, che oscilla tra la «ferma e totale bocciatura» del progetto portato avanti dall’attuale amministrazione comunale, ma anche tra la possibilità di valutare gli aspetti positivi, o meno negativi, dell’appello lanciato al consiglio comunale da Renato Accorinti. «Quell’appello – conferma Picciolo –, pur con tutte le sue contraddizioni, qualche breccia l’ha aperta». E quindi, pur se il Centrosinistra è quasi obbligato a cantare con una voce sola sul palco del Festival della sfiducia, in realtà ogni scelta è demandata ai singoli consiglieri comunali. «Non posso obbligare nessuno», ammette lo stesso Picciolo. Il Pdr-Sicilia Futura, in questo momento, è lo specchio della situazione di stallo dell’intero consiglio: due esponenti (Nino Carreri e il vicepresidente Interdonato) sono per il Sì alla sfiducia, gli altri due (La Paglia e Sorrenti) sembrano intenzionati a votare No. E il traguardo dei 27 Sì si allontana ogni giorno di più.

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