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Quei ragazzi, di notte, nell’inferno di Maregrosso

Quei ragazzi, di notte, nell’inferno di Maregrosso

Venerdì notte, ore 2, Maregrosso. Vale a dire, il litorale del centro città, a 50 metri dalla via S. Cecilia.

In un locale di via Don Blasco, di quelli che vanno per la maggiore, è appena finita una serata speciale. Di quelle che tanto attirano gli adolescenti. Perché non solo si è ballato dalle 23, ma poi c’è stato un ospite d’onore, un rapper di fama nazionale. Ma adesso è tutto finito, è l’ora che molte centinaia di ragazze e ragazzi tornino a casa in auto o in moto.

Ecco, allora, che nel buio quasi totale di questa zona, appare chiarissima, drammaticamente chiarissima, Messina dell’anno 2017. In questo litorale di Maregrosso che già è frequentato da così tanti ragazzi, non c’è uno straccio di servizio pubblico, di parcheggio, di decoro, di igiene, di dimensione urbana. Di civiltà frutto di un qualsiasi governo della città, che si affianchi agli sforzi, certo encomiabili, del singolo imprenditore.

Ecco cosa accade. In pochi minuti, complici le auto in seconda fila, la via Don Blasco diventa una strozzatura che rende difficile ogni manovra. Per di più, in direzione sud, muore contro un muro. Così, per chi non voglia restare paralizzato, si profila un’alternativa: puntare verso lo Stretto e passare dalla costa, quella che ormai tutti conoscono come il litorale “delle demolizioni”. C’è una strada sterrata, una cinquantina di metri, e si può raggiungere la via Santa Cecilia bassa. È così ma è anche una follia. Lo scenario che i ragazzi attraversano è da inferno dantesco. Centinaia di auto sono parcheggiate dappertutto: nella spianata dove le ruspe “dell’assessore Isgrò”, fecero giustizia di tante porcherie abusive, ma anche lungo la porzione più stretta di quest’arteria sterrata che corre tra distese di rifiuti e detriti. Si passa in qualche modo. Si passa tra i mobili a pezzi, i copertoni, i serbatoi di eternit. Si passa con estrema attenzione al ciglio lato mare di questa “strada”. È tutto rosicato dall’erosione e ridotto ad una lastra che, sotto una forte pressione, potrebbe crollare all’improvviso. In luoghi come questi vivono i nostri figli ma la politica non passa. Qui non c’è il sindaco, né assessori né consiglieri bravi solo a recitare il futuro.

Ma il presente è quello dei nostri ragazzi condannati a una simile urbana “qualità della vita”, specie quanti di loro non emigreranno. E ora, politici, vergognatevi per Maregrosso. Provate a costruire il presente. Se, per caso, ne siete capaci.

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