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I medici del 118
chiedono... aiuto

I medici del 118 chiedono... aiuto

Poche certezze contrattuali, ancor meno sicurezza per un futuro che, nonostante si riferisca ad una professione indispensabile per la salvaguardia della salute pubblica, è tutt’altro che tranquillo e scontato.
Settanta medici del “118” mercoledì scorso si sono riuniti nei saloni dell’istituto “Cristo Re” per preparare un documento unico che è stato sottoposto, poche ore dopo, al presidente dell’Ordine dei medici, Giacomo Caudo. Previsto invece per giovedì 9 febbraio, alle 10, nei locali adibiti a  centrale operativa del “118”, all’ospedale Papardo, un secondo incontro con l’attuale direttore del servizio, il dott. Domenico Runci. Responsabile che non viene messo sotto accusa ma che diventa unico qualificato referente per quanti vogliono avere risposte certe e sperano anche di dare una maggiore organizzazione ad un servizio che, probabilmente, oggi viene utilizzato dalla cittadinanza con “abuso” se si pensa che, a gennaio, nella sola città di Messina, le ambulanze del “118” sono state chiamate per far fronte a quasi 1.600 richieste da parte della cittadinanza, con una media quotidiana di oltre 50 uscite. Interventi, che nella maggior parte dei casi, come evidenziano alcuni operatori del servizio, sono stati portati a termine per  “codici bianchi” o al massimo “verdi”. Casi che, quindi,  avrebbero tranquillamente potuto trovare soluzione o rivolgendosi al medico di famiglia o recandosi al più vicino pronto soccorso. Uno “stress” impossibile, quindi, da fronteggiare continuamente al punto che le “automediche”, inizialmente nate per il primo intervento in caso di accertata gravità, oggi si sono trasformate in una sorta di “navetta cittadina”, costrette a fare avanti e indietro anche con gravissime ripercussioni sul bilancio (le automediche sono state allestite su delle potenti Subaru 2000 a benzina i cui costi di carburante ogni giorno sono elevatissimi).
Ma cosa chiedono i professionisti?  Innanzitutto si vuole chiarezza sul contratto nazionale per i medici del “118”,  ancorato a quello della Medicina generale,   fermo dal 2007, mentre anche la contrattazione decentrata regionale è divenuta vecchia.
Nel documento  che sarà in discussione il 9 febbraio sono stati individuati ben 16 punti ritenuti critici. Si parte dalla “corretta applicazione dell’intervista telefonica da parte degli operatori della centrale secondo protocolli standardizzati” alla necessità di istituire “incontri almeno bimestrali tra medici, operatori e direttore del “118” con verifica dei protocolli e discussione dei casi più salienti, quali tempi di intervento, attesa ai Pronto soccorso, codici di invio e di rientro”. Argomento di discussione sarà anche la ormai non più derogabile decisione di prevedere un medico dislocato nella centrale del “118” e interrompere immediatamente l’abitudine di inviare mezzi di soccorso avanzati per trasporti non urgenti. Contrariamente, se si tratta di trasporti urgenti, bisogna invece definirne le modalità con protocolli condivisi.
Non mancano poi alcune richieste la cui risposta deve essere immediata perché direttamente collegate con il servizio svolto ogni giorno: fornitura a tutti i Pronto soccorso di tavola spinale, collari cervicali e altro; fornitura di presìdi e farmaci omogenei per tutta la provincia; fornitura di divise per gli assunti dal 2012 e presenza certa di infermieri sui mezzi di soccorso e nei Punti territoriali di emergenza.

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