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Ecco le verità
di mons. La Piana

Ecco le verità di mons. La Piana

Quando uno finisce nel tritacarne o soccombe o reagisce. Mons. Calogero La Piana ha scelto la seconda strada: non rimanere in silenzio dopo essere stato raggiunto da quelli che definisce “schizzi di fango”. All’arcivescovo emerito di Messina un giornalista del settimanale “L’Espresso”, Emiliano Fittipaldi, ha dedicato un intero capitolo nel suo ultimo libro “Lussuria. Peccati, scandali e tradimenti di una chiesa fatta di uomini”, lasciando intendere che le dimissioni di mons. La Piana non erano legate allo stato di salute, ma alla “torbida” storia di un’eredità ricevuta da un medico. Si tratta di una vicenda dai toni parecchio sfocati, che fa leva su un biglietto con una dichiarazione autografa dello stesso medico. Quello che più fa male, secondo il diretto interessato, è che l’azione volta a “screditarlo”, agli occhi del Papa e della Chiesa messinese, sia stata sistematicamente portata avanti da un gruppo ristretto di sacerdoti messinesi, che lo hanno avversato durante l’intero mandato pastorale.

«Più volte – così racconta il presule da noi raggiunto telefonicamente – sono stato oggetto di calunnie e diffamazioni attraverso lettere anonime scritte da un gruppo di sacerdoti messinesi; un nutrito carteggio anonimo fatto pervenire a prelati e vescovi della Sicilia e persino alla Santa Sede. Lo screditamento della mia persona è il terreno sul quale ho vissuto e operato negli ultimi cinque anni del mio mandato episcopale, culminato con la chiusura di una transazione (che la Curia aveva avviato ai tempi del ministero di mons. Marra con i Rogazionisti e Collereale) in merito all’assistenza di sacerdoti anziani e infermi. Un iter durato otto anni, del quale ogni mia azione era condivisa con tutti gli organismi di partecipazione, dai consigli affari economici e presbiterale al collegio dei consultori. Il 16 maggio 2015, con una lettera inviata al Santo Padre, presentai le dimissioni dal servizio pastorale a motivo del mio stato di salute; la richiesta fu accettata dal Pontefice il 7 settembre 2015 tramite la nunziatura apostolica, con la formula “simpliciter” (ossia di piena fiducia). Subito dopo la comunicazione al clero e al popolo, fui accusato che la rinuncia alla cattedra celasse una rimozione per danni economici provocati all’Arcidiocesi, la collusione con l’ex sindaco di Mazzarrà S. Andrea (mai conosciuto personalmente) e l’eredità ricevuta, legata alla mia presunta omosessualità. Il medico in questione, anzichè diffamare se stesso e il sottoscritto, avrebbe potuto revocare il destinatario del lascito. Affermo inoltre di non aver forzato nessuno per arricchirmi; lui era un uomo vicino agli ambienti religiosi, che aveva curato molti sacerdoti e che già aveva devoluto parte dei suoi averi a diverse congregazioni religiose; a me decise di lasciare gli appartamenti in cui viveva».

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