«Ho avuto l’umiltà di chiedere scusa ai cittadini ma ho anche l’orgoglio di rivendicare quello che abbiamo fatto in questa lunga traversata nel deserto». Renato Accorinti non si sente per nulla un pugile al tappeto, anzi si dice pronto a battagliare sul ring, sfidando il calo dei consensi e la ventilata mozione di sfiducia. «Sono più sereno oggi di quando sono stato eletto, ho il privilegio di fare la cosa più bella al mondo, essere sindaco della propria città», ripete al microfono di Rtp, durante la puntata di “Oltre il Tg” andata in onda ieri sera, condotta da Gisella Cicciò.
Precipitare quasi in fondo alla classifica nazionale, stilata dal Sole 24 Ore, sugli indici di gradimento dei sindaci, superato ormai il terzo anno di mandato, non è certo un risultato di cui andare fieri. Ma Accorinti ribalta il punto di osservazione: «È stato chiesto a un campione di 600 messinesi se riconfermerebbero l’attuale sindaco qualora oggi dovessero essere chiamati alle urne. A parte che il 46 per cento ha detto di sì, e non è poco visto che chi governa è sempre a rischio di impopolarità, io credo che questo calo di consensi sia fisiologico. Non esagero nel dire che abbiamo attraversato l’annus horribilis del Comune di Messina, ma ne stiamo uscendo fuori e i risultati, nei prossimi mesi, evidenzieranno il grande lavoro fatto in questa fase così delicata. Dovevamo sistemare la situazione economico-finanziaria, siamo incorsi anche in gravi errori, e li ho riconosciuti davanti alla città, ma abbiamo saputo reagire. Ho chiamato una persona, Luca Eller Vainicher, che non conoscevo, che non mi è stata segnalata da nessuno, che proviene da ben altra estrazione politica, ma che è un uomo onesto e un amministratore competente. E a maggio scorso, nel punto più acuto della crisi, sarebbe stato impensabile che oggi, da ultimo Comune d’Italia, Messina è diventata una delle amministrazioni più virtuose sul piano dei bilanci. Luca Eller ha fatto un lavoro straordinario ma l’ho scelto proprio per questo e adesso siamo in grado di poter sostenere la programmazione con risorse che fino a qualche mese fa erano inesistenti».
I cittadini, però, non riescono a percepire la misura del cambiamento, le emergenze sfiancano, la qualità della vita è una chimera, i costi di tasse e tributi restano salatissimi, le accuse a “quellichec’eranoprima” sono ormai trite e ritrite e francamente insopportabili. Accorinti non nega e spiega, si accalora e si barcamena come può: «Quando ripetiamo che ci è stato consegnato un Comune al disastro non è per giustificarci e autoassolverci, ma per far capire ai messinesi da dove eravamo partiti, chi sono coloro i quali oggi stanno tra chi vuole sfiduciarci e ieri non hanno mosso un dito per risollevare la città. Noi, però, non diciamo solo “è colpa del passato” ma invitiamo a giudicarci sui fatti. Avremmo voluto fare di più, e più in fretta, a volte non si può. Ma abbiamo superato scogli che sembravano insormontabili. L’Atm di oggi è la stessa azienda di ieri? Abbiamo risanato e rilanciato il trasporto pubblico chiamando da Torino il miglior dirigente sul mercato. Tra marzo e aprile aprirà il cantiere del nuovo porto di Tremestieri e questo era uno degli obiettivi prioritari della nostra giunta. Entro un mese sarà aggiudicato l’appalto della via Don Blasco. Abbiamo consegnato gli svincoli Giostra-Annunziata all’Anas ed è stato avviato il progetto di messa in sicurezza del viadotto Ritiro. Abbiamo ottenuto l’inserimento di Messina nel Masterplan e adesso è già iniziata la fase operativa che porterà alla realizzazione di un piano di opere come mai accaduto nella storia recente della nostra città. Sui rifiuti siamo rimasti inchiodati alle emergenze provocate dai nodi irrisolti a livello regionale ma abbiamo compiuto passi avanti che hanno del miracoloso, sia per quel che riguarda il porta a porta nei villaggi sia per la programmazione di impianti, come quelli di Pace e di Mili, che saranno decisivi per far risparmiare alla città e ai contribuenti decine di milioni di euro, riducendo drasticamente il ricorso alle discariche».
«Pensa più al Dalai Lama che alla città di Messina», è il dardo velenoso scagliato dalla presidente del consiglio comunale Emilia Barrile tra le motivazioni a sostegno della mozione di sfiducia. Ed è un pensiero diffuso tra la popolazione. Inutile negarlo: molti messinesi non hanno mai sopportato, o non sopportano più, di vedere il loro sindaco con quelle magliette “free Tibet”. «Di tutte, questa è l’accusa più risibile – replica Accorinti –, io ho stampato sul mio cuore il “free Messina”, dedico alla mia città 24 ore su 24, lasciamo fuori il Dalai Lama da questa contesa meschina. E poi mi dicono: oltraggia le istituzioni. Ma io le ho sempre considerate sacre le istituzioni, per questo sono entrato scalzo al Comune il primo giorno del mio mandato. Tirano in ballo le vicende del “4 Novembre” e i contrasti con il vecchio prefetto. Voglio solo dire che con la nuova prefetta abbiamo un rapporto istituzionale straordinario, se non avessi il senso delle istituzioni dovrebbe essere il contrario o no? Non ho mai giudicato le persone per il loro aspetto esteriore, quella fascia tricolore la sento stretta al cuore e per me il rispetto per il ruolo di sindaco lo si dimostra con i fatti, testimoniando ai cittadini che c’è un modo di far politica diverso, che si possono fare errori, che si deve avere l’umiltà di riconoscerli, ma che si agisce esclusivamente per passione e per la volontà di realizzare il bene comune, non per altri interessi, non per fare carriera, non per pure logiche di partito o di schieramento. I messinesi non mi rivoteranno, se dovessi ricandidarmi? La loro scelta è sovrana, mi auguro solo che chi venga dopo di me ami Messina e non la sfrutti a fini personali».
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